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Referendum autonomia di lombardia e veneto, perche’ non sia tempo perso

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di GIANLUCA MARCHI

veneto-lombaria-zaia-maroniQualche riflessione molto personale sul referendum per l’autonomia che i presidenti leghisti di Lombardia e Veneto, Roberto Maroni e Luca Zaia, vorrebbero si svolgessero in abbinata al referendum nazionale confermativo della riforma costituzionale, abbinamento che, sottolineano i due, consentirebbe di risparmiare all’incirca 30 milioni di euro che le rispettive amministrazioni regionali potrebbero impiegare per altre questioni.

Il governo non ha nessuna intenzione di consentire l’abbinamento, anche e soprattutto per una ragione molto pratica: esso rischierebbe di portare alle urne in Lombardia e Veneto molte persone che di proprio non voterebbero sulla riforma costituzionale, ma spinte alle urne dalla volontà di dare il proprio apporto a una maggiore richiesta di autonomia, finirebbero quasi in automatico per dire “no” alla revisione della costituzione tanto cara al premier. Al riguardo non vi possono essere molti equivoci: la riforma costituzionale e la richiesta di maggiore autonomia da parte di Lombardia e Veneto vanno infatti in direzioni opposte, essendo la revisione approvata in doppia lettura dal parlamento italico assolutamente restrittiva delle autonomie territoriali. Di conseguenza chi votasse per attribuire maggiori spazi di autonomia al Lombardo-Veneto non potrebbe poi che esprimersi negativamente sulla riforma costituzionale.

Ma non è questo il motivo che mi spinge a tentare un ragionamento sui referendum votati dai consigli regionali di Lombardia e Veneto. Ciò che mi spinge è di capire se alle due consultazioni regionali possa essere attribuito un significativo valore politico, che comunque andrebbe poi speso successivamente con mosse concrete e anche coraggiose da parte dei due presidenti e del partito che essi rappresentano. O da chi verrà dopo di loro…

Comincio col dire che non riesco ad attribuire ai due referendum regionali la capacità concreta di modificare le cose (sia legislativamente che giuridicamente) a partire dal giorno dopo un esito abbondantemente scontato. Parentesi: appare del tutto probabile che i veneti e i lombardi, quando saranno chiamati a votare, si esprimeranno in larga maggioranza a favore di un superiore grado di autonomia per le rispettive regioni. Se poi il modello, come fa chiaramente balenare Luca Zaia (Maroni al riguardo nicchia come suo solito, dando l’ennesima prova di galleggiamento, senza far realmente capire quel che pensa) è quello delle province di Trento e Bolzano, con il 90% dell’irpef  trattenuta sul territorio, la partita, in termini numerici non sembra proprio avere storia. E tuttavia non vedo, nell’immediato, alcuna possibilità di cambiare le cose, perché il governo nazionale chiuderebbe qualsiasi porta, uscio e pertugio da cui far filtrare quattrini in direzione di Lombardia e Veneto. Anche se si tratta di soldi pagati, attraverso le tasse assurdamente alte, dagli stessi lombardi e dagli stessi veneti. Ricordo in fatti che il residuo fiscale della Lombardia è di circa 54 miliardi l’anno e quello del Veneto supera i 18 miliardi. Per chi ancora non sapesse cosa è il residuo fiscale, ribadiamolo: è la quantità di tasse che da una regione va a Roma e non torna più indietro sotto forma di servizi più o meno sgangherati. Se lo stato italico dovesse rinunciare da domani mattina anche a solo una parte dei soldi che Lombardia e Veneto mandano a Roma senza più rivederli, il suddetto Stato salterebbe per aria nel giro di qualche settimana. Noi indipendentisti ci fregheremmo le mani, ma a Roma non sono così allocchi da tagliarsi i cosiddetti da soli…

E allora dove intravvedere un significato positivo dei due referendum per l’autonomia? Una volta tanto voglio essere moderatamente ottimista e vedere il bicchiere mezzo pieno anziché mezzo vuoto. Le due consultazioni possono essere un momento di grande mobilitazione politica della Lombardia e del Veneto per dimostrare che la maggioranza dei cittadini delle due regioni, fiaccata e spaventata da anni e anni di crisi economica, è ormai consapevole come non sia più possibile andare avanti così, continuando a donare il sangue, destinato a esaurirsi, per uno stato che non vuole cambiare.

Ti accontenti di poco, sarebbe a questo punto l’obiezione di molti dei lettori del nostro giornale. Vero, se così fosse. Il vero problema, infatti, verrebbe dopo e qui le prospettive mi fanno essere assai meno ottimista. Mi spiego: un consistente voto a favore di una maggiore autonomia di Lombardia e Veneto sarebbe un pesante lascito politico che chi di dovere dovrebbe mettere sul piatto della bilancia per aprire un confronto/contenzioso con lo stato italico. E chi di dovere non sono i gruppi e gruppuscoli indipendentisti e/o autonomisti che in questi anni hanno sprecato gran parte del loro tempo a farsi una guerra di patetiche gelosie, ma chi ha in mano le redini della Lombardia e del Veneto: oggi la Lega Nord per l’Indipendenza della Padania (si dice ancora così??!!), con i suoi riottosi alleati, domani chissà… Sperando magari che le vicende di Catalogna e Scozia possano presto dare una spinta  a intraprendere la strada a noi più cara.

Se ragioniamo sul presente, non c’è da essere granché ottimisti a fronte della deriva nazionalista e lepenista della Lega. E ancor di meno sulla effettiva volontà di Maroni e Zaia di costringere le istituzioni italiche a sedersi a un tavolo per trattare (non lo fece nemmeno Bossi dal 1993 in avanti quando il Carroccio governava centinaia di città al Nord, a cominciare da Milano). E allora bisogne sperare nel “domani chissà”, magari lavorando e impegnandosi perché non si traduca nell’ennesima chimera. A meno che Matteo Salvini decida di ritornare sui suoi passi e prendere l’ultimo treno possibile prima di derubricare la Lega a qualcosa che nulla ha più a che fare con il progetto delle origini.

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3 COMMENTS

  1. Incominciamo a dire come stanno le cose:
    UN RE NON SI FARA’ MAI E POI MAI UNA LEGGE CONTRO.

    Il re e’ chi comanda in quel momento per cui… se ne guarda bene dal darsi colpi di martello sui quarzi. Men che meno farsi la legge contro che lo condannerebbe a morte.

    I soldi da spendere sono quisquilie… non li versano mica gli eletti e o gli organizzatori..?
    Li mette li’, uno sopra l’altro o li paga, sempre e vita natural durante sempre lui: IL PANTALONE..! Detto o chiamato cosi’ proprio per prenderlo per il CU (simbolo chimico del rame).

    Beh, il popolo non e’ mai stato sovrano e visti gli andazzi non lo sara’ MAI E POI MAI, quindi..?
    Le scuse delle spese in piu’ o in meno andrebbero accantonate sebbene va detto che se risparmiano un po’ ci aiutano.

    Dopo aver detto un nulla (perche’ chi mi ascoltera’..?) aggiungo, sempre sapendo che NESSUNO (non Ulisse) mi ascolta, che i REFERENDUM IN ITALIA NON VALGONO UN EMERITO KAXXO..!
    Er PLEBISCITO CONTA, ECCOME..!! SPECIE QUELLO DEL 1866.

    Che kax volete, credete davvero di vivere in uno stato davvero democratico..?

    Non riuscite a vedere che di demos kratia non c’e’ veramente nulla..??

    E sempre per via che il re non si legifera contro, quando fecero il PLEBISCITO TRUFFALDINO erano CERTISSIMI di vincere altrimenti non lo facevano e poi i NUMERI. CHE NUMERI..!!! Specie i NEGATIVI (spregiativo) e non i CONTRARI..!
    Eri NEGATIVO… un buzzurro… se votavi NO all’annessione. Alla chiavata..!

    Ragazzi del 15 e del 18, la regola del re che non si fa ecc. VALE SU TUTTO: per fino sulla legge elettorale e sulla riforma della costituzione.
    Uno che vota SI si darebbe martellate sui quarzi a vita: che goduria ragazzi..?
    L’annessione fu un MARTELLAMENTO QUARZIANO A VITA, salvo che (ne dubito) ci si renda conto che stiamo MARTELLANDOCI i cosiddetti..!!!
    Cosa volete, l’intellighenzia italiana o kattokomunista, oggi pure islamica, e’ MALATA… e dirige l’orchestra… quindi emette un suono MALATO..!
    DOVE CI PORTERA’..??
    REFERENDUM SI O NO NON CONTA, NON CAMBIERA’ NULLA DATO CHE IL POTERE NON E’ DEL POPOLO: ci vuole ANIMA E CORPO CHE SPINGANO VERSO LA PORTA CHE CI FA USCIRE DALLA DITTATURA E CI PORTA VERSO LA LIBERTA’.

    LO CAPIRANNO I VARI SAPIENS..??

    Salam

  2. Rimango del parere che l’autonomia si ottenga solo con una diffusa e decisa protesta fiscale.
    La politica italiana questi referendum se li beve come aperitivo.

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