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Sotto il peso del socialismo, l’euro crollerà come il rublo sovietico

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RUBLO-URSSdi GERARDO COCO

Non è che la storia si ripete, è che gli uomini ripetono gli stessi errori perché non imparano nulla dalla storia. Nel 2010 c’è stato il primo bail out della Grecia ma subito dopo le cose sono peggiorate. Nel 2012 c’è stato il secondo: l’85% di tutto il debito pubblico greco è stato potato del 53% e si sono allungati i termini di pagamento del saldo. Ma tre anni dopo le cose sono ancora peggiorate e la percentuale del debito greco sul PIL è diventata addirittura superiore a quella del 2012. A questo punto i creditori hanno condizionato il terzo salvataggio all’aumento della tassazione (ma quale tassazione? Non ci sono più tasse da riscuotere in Grecia). Se la Grecia avesse accettato le condizioni sarebbero arrivati nuovi prestiti e poi di nuovo l’insolvenza ma in tempi sempre più ravvicinati. Insomma se la Grecia resta nell’euro assisteremo sempre alla stesso copione.

Consideriamo ora il ripetersi dell’errore in una retrospettiva più lunga. L’Unione Sovietica si è dissolta nel periodo il 1991/1993. La generazione dei trentenni di allora è quella dei sessantenni di oggi la maggior parte dei quali conosce bene la causa del crollo: l’ideologia socialista. Tuttavia nello stesso periodo abbracciava entusiasta il progetto europeo, il frutto della stessa ideologia. Che fosse l’uomo della strada ad illudersi su questa utopia, passi, ma storici e intellettuali vari, insomma tutti quelli che formano l’opinione pubblica, applaudivano acriticamente all’Europa dei Popoli. Solo il nome era una calamità. Anche l’URSS voleva generare il popolo sovietico.

Quando sono sorti i primi problemi, studiosi e intellettuali hanno riaffermato il loro sì all’Europa ma non a «questa». E a quale altra si riferivano? A quella con una Germania «solidale» che, cioè, si autotassasse per pagare le inefficienze altrui. Il che presupporrebbe l’unione fiscale e, quindi, la cessione delle sovranità dei paesi membri. A chi? A una élite di burocrati non eletti. In sostanza chiedono, senza rendersene conto, il socialismo tout court. Non si sono mai accorti che lo scopo iniziale del modello europeo era una riedizione di quello sovietico in forma edulcorata e postmoderna? L’Europa non è nata come idea di mercato ma come idea socialista. Il suo modello monetario era quello del rublo dove la Gosbank, la banca centrale, controllava le 15 banche centrali periferiche dei paesi membri che condividevano la moneta unica. Per espandere il credito, la Gosbank monetizzava, attraverso il sistema bancario, i debiti dei paesi membri esattamente come fa la BCE. Si consideri il Parlamento Europeo: la stessa struttura formale del Soviet Supremo. Si guardi alla Commissione Europea: la stessa identica struttura del Politburo: persone che non rispondono a nessuno: irresponsabili per definizione.

Perché l’area del rublo si disintegrò? Poiché la liquidità irrorata nel sistema per monetizzare il debito aumentò molto più velocemente dei redditi reali dei paesi membri causando un’inflazione incontenibile. Si cercò di arginarla con il controllo dei prezzi ma, come millenni di storia insegnano, si rivelarono ancora più dannosi perché crearono una scarsità di beni spaventosa che solo mercato nero cerò di mitigare. Se la Russia non fosse stata isolata, il debito emesso sarebbe stato assorbito dal mercato finanziario mondiale. Ma essendo acquistato solo all’interno innescò il circolo vizioso: più debito, più emissioni monetarie, più inflazione. Non c’era, come per l’euro, una domanda internazionale di obbligazioni in euro e quindi di euro che scarica l’inflazione nel mercato obbligazionario.  

URSENel 1984 con la Glasnost inizia il flirt tra il presidente americano Ronald Reagan e l’ultimo segretario del partito comunista russo Michail Gorbachev. Ma in Europa i partiti comunisti non lo digeriscono perché l’ondata di capitalismo prodotta da Reagan negli Stati Uniti e dalla Thatcher in Inghilterra rischia di spazzare per sempre l’utopia socialista. Per cui l’anno successivo, francesi, italiani e socialisti tedeschi si recano pure loro da Gorbachev per fare un patto di «convergenza»: tu ci aiuti a creare un’entità statuale di tipo socialista in Europa e noi ti aiutiamo a rinnovare i rapporti con gli europei e integrare nelle istituzioni finanziarie mondiali, Russia ed est europeo in gravi difficoltà. Il tessitore della trama fu l’ex presidente francese Giscard d’Estaing, convinto europeista. E fu proprio lui l’estensore della bozza della costituzione europea. Lo scopo finale era la generazione della nuova entità storica L’Europa dei Popoli  per realizzare di colpo il socialismo in tutti gli stati membri ma facendo scomparire come in URSS, gli stati nazione.

I socialisti europei si resero conto che, a differenza del modello sovietico, per fare l’Europa dei Popoli occorreva far sì che una banca centrale si assumesse il compito di ridistribuire il reddito dai governi efficienti a quelli inefficienti (imponendo al sistema bancario di acquistare i titoli di debito da usare come collaterale dei prestiti ottenuti dalla stessa banca centrale e girarli alle tesorerie degli stati membri); ma occorreva anche un paese locomotiva che trainasse i vagoni. Crede forse qualcuno che si poteva fare l’euro senza la Germania? Fu sempre la Francia, infatti, a imporle di entrare nell’euro in cambio della riunificazione tedesca. Alla Germania non importava un fico secco dell’euro perché aveva una moneta perfettamente funzionante. Ovvia, oggi, la sua resistenza a continuare a soccorrere i compagni insolventi. Non è stata mica la Germania a organizzare «l’occupazione monetaria europea». Ma i socialisti monetomani fecero il grossolano errore di credere che la forza della catena dipende dall’anello più forte. Non pensarono che per far funzionare l’Europa socialista, il marco avrebbe dovuto funzionare alla velocità della dracma.

La Grecia, crediamo, non lascerà mai l’euro. Come abbiamo già scritto, la moneta unica non crollerà pezzo per pezzo, ma in un’unica soluzione, come tutte le ideologie. Il suo destino in prospettiva è dunque quello del ex rublo sovietico, un’idea accentratrice, un’idea socialista. Non l’hanno ancora imparato gli storici che la complessità richiede il decentramento decisionale e non l’accentramento? Non hanno capito come si è dissolto l’impero romano? Quante volte ancora vogliono essere sconfessati? La Russia odierna sta meglio di quindici anni fa e lo sconvolgimento che hanno prefigurato come conseguenza della fine dell’euro riguarda solo il licenziamento dei burocrati superpagati di Bruxelles. Se mai la domanda che devono porsi è: cosa accadrà nel caso di un tracollo all’Europa che da anni ha aperto le porte al terzo mondo? Quante tensioni etniche emergeranno tra i milioni di immigrati che ha lasciato entrare? Questo si deve temere, non la fine di un mezzo di scambio inadeguato.

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3 COMMENTS

  1. Ricordo che l’ideologia marxista ha distrutto l’economia di oltre 40 stati.
    In Italia le cose sono ancor peggio perchè a fianco operano altre due ideologie negative : la cattolica romana e la meridionale.
    Anche per queste due lo Stato è tutto e l’individuo niente; chi guadagna onestamente è un ladro; la responsabilità dell’accaduto è sempre “degli altri”.

  2. Concordo, è tutta colpa del Socialismo, dei diritti inalienabili tra i quali la pensione. E’ da anni che nei miei articoli uso il termine Unione Sovietica Europea, che ho visto citare anche dalla Marine Le Pen (non so se lei la ha copiata da me o se le è venuta in mente). Il dramma è l’Unione Europea, una entità senza senso e indefinibile. Non hanno nemmeno preso in considerazione di costruire una entità statale Confederata con una costituzione federale. Avrebbero dovuto limitarsi al mercato comune. L’Euro è un idiozia che non può funzionare perché è stato generato da una idiozia che la UE.
    Per chi volesse approfondire può leggere l’articolo pubblicato sul Miglio Verde e presente nella mia pagina web: Alternativa per l’Europa, una Confederazione Europea.

  3. Bastava un mercato comune europeo con un abbattimento delle varie frontiere interstatali.
    Hanno voluto strafare in nome, appunto, dell’ ideologia socialista.

    Ma si sa, i socialisti sono quelli che fanno e spendono per idee “nobili”.
    Tanto a pagare i costi delle loro azioni e dei debiti da loro creati ci penserà qualcuno.
    Ci penserà il pagatore di ultima istanza.
    Il popolo vessato e plagiato.

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