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I siciliani vogliono un referendum per l’indipendenza dall’italia

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cover_siciliadi FRANCO BUSALACCHI*

Per poter ottenere questo risultato è necessario eleggere un Presidente della Regione indipendentista. Sostenuto, nel Parlamento dell’Isola, da una maggioranza di parlamentati indipendentisti.

Solo così ci potremo liberare da uno Stato italiano che ci strangola per mezzo di agenti travestiti da politici. Noi siciliani siamo legati ad un destino paradossale: soltanto noi possiamo salvarci e non riusciamo a farlo.

Soltanto noi possiamo tagliare i fili che muovono i pupi che Roma regge e non sappiamo come fare. I nostri articoli sul ‘Patto scellerato’ che ha svenduto la Sicilia allo Stato sono ancora oggetto di numerosi e appassionati commenti. Il filo che li unisce è la voglia di farla finita con questo Stato italiano che ci strangola per mezzo dei suoi agenti travestiti da politici, ma nessuno, come sempre, al di là delle protesta, sa indicare la via.

Possiamo provarci noi, sommessamente. Simuliamo un percorso, partiamo dalla fine e procediamo a ritroso. Nel contesto internazionale attuale, che non è per fortuna quello di 70 e più anni fa, in cui l’aspirazione indipendentista fu soffocata con la violenza delle armi, con gli arresti di massa di leader politici, di studenti e di cittadini e con l’inganno finale dello Statuto mai attuato, la cosa è fattibile.

Per diventare una nazione, però, la Sicilia, ovviamente, deve innanzitutto volerlo e lottare per diventarlo. Lottare, certo, perché, pur vituperati, offesi e sfruttati, siamo tuttavia utili al resto del Paese, purché ci acconciamo a subire e sopportare. Nessuno ci lascerà andare per la nostra strada, anche se tanti, a parole, lo farebbero.

E questo è il primo passo. Poi, in un modo assolutamente democratico, la Sicilia deve certificare al resto d’Italia, all’Europa e al mondo intero la sua volontà. Come? Attraverso la celebrazione di un referendum che coinvolga tutti il corpo elettorale siciliano che, nella sua maggioranza, dica sì all’indipendenza. Facciamo ancora un passo indietro.

Chi può indire il referendum? Innanzitutto il Presidente della Regione e il suo Governo. Essi se ne fanno promotori, il Parlamento regionale ne approva l’indizione e, di nuovo, il Governo regionale vi dà corso. Ma quel Governo può avviare il processo e quel Parlamento può darvi corso soltanto se il Presidente rappresenta una maggioranza indipendentista e se il Parlamento esprime una maggioranza indipendentista.

E come si arriva a questo? Attraverso libere elezioni regionali in cui risulti vincitore un movimento politico che, da una parte, dia voce e risposte a tutti gli indipendentisti siciliani portando avanti un progetto il cui punto di arrivo sia proprio l’indipendenza. Dall’altra parte, il movimento deve essere come una unità di trasporto verso una Sicilia nuova di tutti quelli che non sopportano più questa politica, che non vogliono avere più a che fare con questi politici.

* Articolo tratto da http://www.inuovivespri.it/

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5 COMMENTS

  1. 2500 anni di storia hanno chiarissimamente che la Sicilia quando è stata indipendente o al centro di uno stato (vedo lo stato normanno) ha primeggiato; quando invece è diventata periferia di qualche altra entità, solo miseria e decadenza

  2. In Sicilia l’indipendentismo non esiste. Siamo stati una regione dominata per secoli da altri popoli, un’accozzaglia antropologicamente e culturalmente interessante di realtà diverse. In Sicilia nessuno vuole l’indipendentismo, si vuole il posto fisso, il clientelismo e i soldi di Roma, che poi sono i soldi di Lombardia e Veneto. Un presidente autonomista o indipendentista? Ne abbiamo avuto uno fino a qualche anno fa, è stato arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa.

    • La Sicilia mantiene l Italia e non viceversa. È male informato. Peggio se è Siciliano. Si legga la relazione all’ultimo rendiconto della regione da parte della Corte dei conti. Autonomista NON è indipendentista e che la Sicilia non voglia l’indipendenza lo farei dire ai Siciliani. Anche sulla storia mi pare poco informato. Ha mai sentito parlare del Regno di Sicilia?

        • Già chi li mantiene? Tutti a parlare di questi forestali, ma almeno informatevi bene che contratti hanno, come svolgono il loro lavoro.
          Molto spesso si devono recare con i propri mezzi sul posto di lavoro ed essere pagati dopo mesi! Molti hanno un monte ore da fare e basta! Non hanno nessuna divisa, lo sperpero non sono questi, ma i dirigenti che ne approfittano e determinano le spese. Il guaio che questi dirigenti sono asserviti alle partitocrazie. Fin quando hanno bisogno di bacino elettorale infarcito di promesse non cambieranno mai la situazione in loco. Se poi pensi di metterti in proprio, dopo lo stato, arrivano l’estersione dei criminali e dei vari tutori vestiti dalla legge… perchè? Perchè disgraziatamente hai qualche gruzzolo da parte e te lo devono scippare prima di realizzare qualcosa… sennò l’antimafia che ci sta a fare se tutti lavorano davvero!

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