giovedƬ, Aprile 25, 2024
14.3 C
Milano

Fondatori: Gilberto Oneto, Leonardo Facco, Gianluca Marchi

Che palle con questi quattro sassi romani

Da leggere

salva romadi GIANFRANCESCO RUGGERI

Giugno, ore due di un caldissimo pomeriggio e sono sperso in un sito archeologico, mentre una notissima e famosissima archeologa ci descrive con dovizia di particolari i resti romani di non so quale teatro. Il tempo passa e il sole picchia sempre piĆ¹, nemmeno una pianta sotto cui ripararsi, ma dopo ben 45 minuti finalmente tace e penso di andarmene, quando inizia a parlare un suo collega. Non capisco piĆ¹ nulla e in fondo al gruppo sbotto: ā€œche palle questi quattro sassi romani!ā€ Senza che me ne accorgessi lā€™illustre archeologa si ĆØ messa proprio accanto a me, la guardo, mi guarda, stupefatta a bocca aperta non riesce ad emettere suono, sembra la Boldrini quando i grillini le assaltano il banco alla Camera. Abbasso gli occhi, la testa, le orecchie, abbasso tutto e me ne vado via prima che mi tiri uno di quei quattro sassi romani.

ƈ un episodio realmente accadutomi qualche anno fa, riguardo al quale mi rendo conto di aver sbagliato i modi, i tempi, le forme, ma piĆ¹ passa il tempo, piĆ¹ mi convinco di aver pienamente ragione nel contenuto: che palle, questi quattro sassi romani! Mi accorgo sempre piĆ¹ che la nostra societĆ  ĆØ in preda ad unā€™ossessiva ossessione romanofila, cosƬ che un paese, un luogo meritano attenzione solo e soltanto se possono vantare qualcosa di romano, di presunto romano, di simili romano. La societĆ  in cui viviamo ĆØ ancora vittima dellā€™idea fascista che la civiltĆ  sia stata portata dai romani e cosƬ tutto quello che ĆØ romano ĆØ degno di attenzione, se non di venerazione. La romano-mania ĆØ cosƬ forte, che se andate al supermercato trovate in vendita persino ā€œAmore e sesso nellā€™antica Romaā€ di Alberto Angela: ma chissenefrega, veramente chissenefrega di come facevano lā€™amore i romani!

Casualmente pochi giorni orsono leggevo una banalissima guida turistica della bergamasca, dove si nota con facilitĆ  lā€™eccessiva attenzione al piĆ¹ insignificante elemento romano quasi non esista altro in grado di nobilitare un territorio: ad Azzano San Paolo si segnala la presenza di ā€œlaterizi romaniā€, in pratica pezzi di mattone, a Zanica si parla di ā€œdue speroni in ferro e di due fibbie in bronzoā€, mentre a Comun Nuovo non cā€™ĆØ proprio nulla di romano, dato che il paese ĆØ stato fondato solo nel 1200: sarĆ  per questo che la descrizione dedicata al paese ĆØ tra le piĆ¹ brevi del testo?

Il punto ĆØ un altro, chiediamoci se sono utili queste notizie. Servono a descrivere il territorio? Aiutano a capire i luoghi? Se voi foste sotto lā€™ombrellone al mare e il vostro vicino di sdraio vi chiedesse notizie sul luogo in cui vivete, gli rispondereste mai che nel vostro paese hanno trovato 4 mattoni o 2 speroni romani? Se malauguratamente foste di Comun Nuovo, dove di romano non cā€™ĆØ nulla neanche a cercarlo col lanternino, fareste scena muta?

Ebbene, se io abitassi nei tre paesi citati, direi che vi passa la Morla, rigorosamente al femminile, perchĆ© in Padania i corsi dā€™acqua che finiscono con la A sono femminili, con buona pace degli italici, che cercano di maschilizzarli tutti. Nessuno di voi saprĆ  cosā€™ĆØ la Morla, nĆØ chi abita nei tre paesi in questione si sognerebbe mai di farne menzione, perchĆ© non le dĆ  alcun valore, dato che noi padani non abbiamo la minima conoscenza di noi stessi, della nostra storia, nĆ© del nostro territorio. La Morla ĆØ un corso dā€™acqua naturale, giunta a Bergamo piega a sud e con un alveo rettilineo e artificiale giunge fino a Comun Nuovo, dove si suddivide nei campi che irriga fino a perdersi e sparire. Lo storico Menant scrive che la Morla ĆØ la spina dorsale del sistema idraulico della media pianura bergamasca e proprio grazie ad essa ĆØ nato nel 1200 il paese di Comun Nuovo.

Ogni angolo di Padania ha la sua Morla, cercate attorno a casa vostra e troverete qualcosa di simile ed ogni Morla ĆØ un testimonianze del nostro ingegno e della nostra laboriositĆ . Pensate che la Morla ha un alveo artificiale lungo piĆ¹ di 10 Km, interamente scavato a mano, a pich e pala, dai nostri padanissimi antenati poco prima dellā€™anno 1000, nei cosiddetti ā€œsecoli buiā€. Allora chiediamoci, sono piĆ¹ importanti due speroni giusto perchĆ© sono romani od un corso dā€™acqua naturale deviato dallā€™uomo con il suo alveo artificiale lungo piĆ¹ di 10 Km grazie al quale ĆØ nato un intero comune, grazie al quale hanno prosperato altri paesi ed ancora oggi si irrigano i campi? Ebbene come detto la Morla non ĆØ un caso isolato, tutti voi avete la vostra Morla piĆ¹ o meno grande che scorre vicino a casa vostra, perchĆ© tutta la Padania ĆØ stata costruita dal nostro lavoro, dalla nostra fatica e sopratutto dal nostro ingegno.

Carlo Cattaneo riassume perfettamente quanto sto dicendo quando scrive: noi possiamo mostrare agli stranieri la nostra pianura tutta smossa e quasi rifatta dalle nostre mani; (ā€¦). Abbiamo preso le acque dagli alvei profondi dei fiumi e dagli avvallamenti palustri e le abbiaĀ­mo diffuse sulle Ć ride lande. Questa ĆØ la veritĆ , dove vi era palude abbiamo regolato le acque, dove il suolo era arido abbiamo portato lā€™irrigazione e con la nostra inventiva e perseveranza abbiamo creato una delle piĆ¹ grandi macchine idrauliche che esistano al mondo. Immagino che girando per la nostra terra non abbiate mai dato troppo peso ai canali e ai singoli fossatelli che vi capita di incontrare, che oggi distruggiamo, cementifichiamo e copriamo, ebbene quello che a voi sembra unā€™insignificante nullitĆ  ĆØ in realtĆ  una minuscola porzione di un sistema idraulico immenso, senza il quale oggi la nostra terra semplicemente non esisterebbe.

Il Cattaneo ci insegna che gli elementi naturali originari erano come le parti di una vasta macchina agraria alla quale mancava solo un popolo che (ā€¦) ordinasse gli sparsi elementi; ĆØ quello che abbiamo fatto noi padani, non certo i romani che si sono limitati a centuriare la nostra terra. La tanto osannata centuriazione altro non ĆØ se non la suddivisione del territorio in maglie rettangolari da assegnare ai soldati per favorire la colonizzazione delle terre e badate bene che si sono limitati a centuriate le terre piĆ¹ fertili, non hanno costruito il territorio, se ne sono soltanto impadroniti. La centuriazione romana ĆØ lā€™equivalente degli Homestead act con cui gli statunitensi si sono spartiti le terre dei nativi, dopo averle divise in maglie rettangolari. Cā€™ĆØ dellā€™ingegno in tutto ciĆ²? Cā€™ĆØ dellā€™onesto lavoro? Se la Padania ĆØ un immenso deposito di fatiche dipende da noi, non dai romani che ci hanno lasciato giusto due mattoni e quattro sassi.

Non solo abbiamo realizzato una macchina idraulica efficientissima, di piĆ¹, abbiamo creato il bello nel vero senso della parola. Parlandovi del Grand Tour vi dicono sempre che gli stranieri valicavano le Alpi per visitare le cittĆ  dā€™arte, Firenze, Roma, Napoli, ma vi nascondono sempre il fatto che superate le montagne quegli stessi stranieri restavano sbigottiti nel vedere quanto era bella la nostra terra e nei loro diari di viaggio si rinvengono facilmente entusiastiche descrizioni. Scrive Joseph JĆ©rome de Lalande nel 1786 che “Cette plaine de Lombardie qui sā€™Ć©tend depuis Turin jusqu’Ć  Rimini & Venise, sur une longueur de 90 lieues est la plus vaste, la plus dĆ©licieuse & lā€™une de plus fertiles quā€™il y ait en Europe” e badate bene che la Lombardia di Lalande, che si estende da Torino a Rimini e a Venezia, altro non ĆØ che la Padania di oggi. Molti sono quelli che rimangono stupiti dallā€™abbondanza di acque ā€œche irrigano, ma non inondanoā€ (Edward Gibbon 1764), altri viaggiatori descrivono la nostra terra come un ā€œgiardino perpetuoā€ (FranƧois Deseine, 1699), grazie alla presenza delle marcite, riguardo alle quali il Cattaneo scrive che una parte del piano, per arte ch’ĆØ tutta nostra, verdeggia anche nel verno, quando all’intorno ogni cosa ĆØ neve e gelo. Altri autori si spingono oltre descrivendo la nostra terra come una sorta di giardino in festa e questa impressione ĆØ data loro dai tralci di vite maritata, che correndo di albero in albero danno lā€™impressione di essere ā€œghirlandeā€ (Silhouette, 1770). E chi credete che abbia inventato questo modo di coltivare la vite che ha fatto bella la nostra terra? Non certo i romani, che arrivati in Padania lā€™hanno trovata ovunque e lā€™hanno solo ribattezzata arbustum gallicum!

Mentre tutti si sbrodolano con la romanitĆ , quanti sanno che la nostra terra era internazionalmente considerata unā€™icona paesaggistica di valore mondiale, come oggi lo ĆØ la Toscana? Quanti di voi sono consci che molto abbiamo distrutto, ma che molto di quel bello rimane tuttā€™oggi? E quanti sono invece i nostri fratelli rimbambiti da una malsana idea di mediterraneitĆ  che li porta a riempire la nostra terra di sughere, ulivi, palme e cipressi cercando di scimmiottare le colline toscane o lidi ancor piĆ¹ lontani? Non conosciamo il valore paesaggistico della nostra terra, non comprendiamo che il cipresso ĆØ lā€™albero della romanitĆ , non sappiamo che al suo posto si potrebbe piantare il pioppo cipressino, che ĆØ unā€™essenza tipica della Padania, dove questa specie ĆØ stata selezionata nel XVII secolo, tanto tipica da essere nota in inglese con il nome di Lombardy Poplar.

Chiudo prendendo di petto persino il simbolo stesso della romanitĆ , il Colosseo. Certo ĆØ un monumento imponente, ammirevole, decisamente interessante, ma soprattutto celebrato ed osannato ad ogni piĆØ sospinto. Ma veramente credete voi che costruire quel famoso anfiteatro abbia richiesto piĆ¹ ingegno e piĆ¹ fatica di quanto ne sia servito per deviare la sconosciuta Morla e scavarle un alveo artificiale di piĆ¹ di 10 km oltre alla relativa rete di canali minori? NĆ© va dimenticato che la Morla fin dai secoli bui ha nutrito generazioni e generazioni di padani, mentre il Colosseo era il luogo in cui i civilissimi romani si divertivano a far sbranare dai leoni donne e bambini. Anche prescindendo da queste considerazioni di ordine morale e pur con tutto il rispetto che ĆØ necessario avere per un tale monumento, ĆØ comunque necessario aver ben chiaro in mente che il Colosseo rappresenta solo un infimo granello di sabbia al confronto di ciĆ² che noi abbiamo fatto e costruito nel corso dei secoli in Padania, dove i romani hanno lasciato giusto due speroni e quattro sassi!

CosƬ quando pomposamente vi dicono che tutte le strade portano a Roma, rispondete loro orgogliosamente che tutti i canali scorrono in Padania! Padania libera, anche e soprattutto dalla nostra ignoranza per noi stessi.

Correlati

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Articoli recenti