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L’illusione monetaria non muore mai, ci sperano sempre

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di MATTEO CORSINI

Come è noto, il termine inflazione ha subito diversi decenni orsono una modifica di significato nell’economia mainstream, passando dall’essere considerata una espansione di moneta e depositi (creati dal nulla) a un incremento dei prezzi al consumo.

La seconda è in realtà una conseguenza, generalmente neppure la più immediata, della prima. Questa modifica ha causato e continua a causare non pochi danni quando si parla di politica monetaria. Le banche centrali dei principali Paesi/aree sviluppati hanno un obiettivo di crescita dei prezzi al consumo attorno al 2% annuo. Potete leggere tutta la letteratura accademica che volete, ma non riuscirete mai a trovare una spiegazione (per quanto vi possiate imbattere in paginate di formule complesse) che in ultima analisi non sia basata su null’altro che sull’arbitrarietà di quel livello. Che, peraltro, a diversi economisti sta pure stretto. Per esempio all’ex banchiere centrale (proprio alla Fed) Narayana Kocherlakota, il quale ha spiegato il suo punto di vista su BloombergView:

Oggi un gruppo di economisti ha pubblicato una lettera nella quale invita la Federal Reserve a considerare un cambiamento monumentale nella sua politica: alzare il target di inflazione oltre l’attuale 2%. Ho firmato la lettera. Ecco perché”.

Secondo Kocherlakota il target dovrebbe essere portato al 3%, in modo tale da rendere il tasso di interesse reale maggiormente negativo una volta che la Fed arrivi a zero con il tasso nominale. A suo dire, questo favorirebbe una più rapida ripresa dell’occupazione.

Tutto molto keynesiano. Posto che si tratterebbe, in ogni caso, di redistribuzione pura e semplice, credo non ci si dovrebbe stupire se, qualora la Fed fissasse il target al 3%, dopo qualche tempo un altro gruppo di economisti scrivesse appelli per passare al 4%. E così via. Sempre tirando in ballo assurdità del tipo “il tasso naturale è diminuito”, quando di naturale nei tassi di interesse non c’è ormai più nulla, essendo costantemente e massicciamente manipolati proprio dalle banche centrali.

Come se l’illusione monetaria potesse risolvere i problemi, anziché crearli.

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