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L’insano deficit dei keynesiani alla vaccinara

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di MATTEO CORSINI

Intervistato dal Messaggero, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon risponde così al giornalista che gli chiede da dove la Lega intenda prendere le coperture per quella che impropriamente chiama flat tax: “Faremo sano deficit per far ripartire l’economia”.

L’intervistatore, a mio parere opportunamente, chiede se “sano deficit” non sia un ossimoro. Ovviamente per Durigon non lo è: “No, è una condizione necessaria per dare risposte al Paese in questa fase: una minor tassazione è d’obbligo”.

La posizione di Durigon è quella di tutto il suo partito, ed è drammaticamente sbagliata. Non perché non sia più che necessario ridurre le tasse, ma perché non è inevitabile farlo in deficit e perché farlo aumentando il deficit avrebbe conseguenze nefaste e porterebbe a un successivo nuovo aumento delle stesse. Per di più, anche senza scomodare Ricardo, una riduzione delle tasse non finanziata da tagli strutturali di spesa difficilmente potrebbe moltiplicare i pani e i pesci come da manuale da keynesiani alla vaccinara che suggeriscono la linea a Matteo Salvini.

Per non parlare, poi, dell’effetto sul costo del debito pubblico di una nuova stagione di proclami di manovre fiscali in deficit. Durigon si dice convinto che la Commissione europea non possa dire di no. Ma il problema è che non è la Commissione europea a comprare (o shortare) i BTP. Se dopo un anno e mezzo di governo non l’hanno ancora capito, non c’è molto da stare allegri.

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