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Milei: la caduta delle borse è conseguenza del panico generale

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di MARIETTO CERNEAZ

L’economista Javier Milei – che il prossimo 3 maggio sarà ospite del FESTIVAL DEI LIBERTARI a Bologna – ha parlato in esclusiva con Eduardo Serenellini su Radio Latina nel pieno della crisi economica che ha colpito le principali borse mondiali.

“Essendo uno dei principali attori nel mondo ed essendo influenzato dal coronavirus, la situazione in Cina influisce sul mondo – ha iniziato a dire Milei -. Quello che sta succedendo è che, poiché il coronavirus sta colpendo la Cina, e la Cina è uno dei grandi attori a livello mondiale e l’attività economica si sta ritirando, la domanda di prodotti energetici è in calo. Poiché il petrolio è il più significativo, stiamo assistendo anche a un calo del prezzo del petrolio”.

“Le misure adottate come risposta alle brusche cadute hanno fondamentalmente a che fare con il problema che, quando in Cina si verifica una recessione e si verificano eventi di panico, la gente si spaventa al punto tale che il livello di attività produttiva si riduce e, quindi, alcune valute o l’oro vengono rivalutati e gli attivi connessi al rischio e all’attività vengono ammortizzati. Questa è una risposta di fronte ad un rischio globale. Gli investitori sono alla ricerca di beni provenienti da governi solvibili. Per esempio, chiedono titoli del Tesoro degli Stati Uniti, chiedono dollari, oro, e l’altra faccia della medaglia è che le attività finanziarie crollano”, ha spiegato il professore.

“L’Argentinaha concluso Milei – che è sul punto di dichiarare default, e ovviamente i beni argentini saranno colpiti molto più duramente. Il panico, comunque, rimane un fattore determinante. In questi tempi si consuma molto meno. Solo la domanda di alcuni prodotti è in crescita. Lì si sente il calo dell’occupazione e dell’attività economica. E’ un tipico comportamento da panico appunto. Queste situazioni tendono a generare deflazione. È allora che le banche centrali diventano molto vigili e iniziano a emettere denaro”.

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