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Patrioti e furfanti all’americana

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di MATTEO CORSINI

Mi è capitato qualche tempo fa di apprendere dall’ANSA che l’associazione Patiotic Millionaires, che pare contare 400 super ricchi, 41 dei quali risiedono nello Stato di New York, avrebbe chiesto un aumento delle tasse su chi guadagna oltre 5 milioni di dollari l’anno. Con il maggior gettito sarebbero finanziati progetti di edilizia popolare, istruzione e infrastrutture.

Come ebbe a dire Samuel Johnson, “il patriottismo è l’ultimo rifugio di un furfante”. Affermazione che, probabilmente, pecca di ottimismo, perché non di rado i furfanti si danno al patriottismo ben prima che ciò sia l’ultimo rifugio.

Fatto sta che perfino il governatore Andrew Cuomo, pur essendo democratico, ha respinto la proposta. Non tanto perché sia contrario per principio (quella sarebbe una posizione da libertario), quanto perché teme che ci sarebbe una fuga dei ricchi verso altri lidi, con conseguente perdita effettiva di gettito.

Se questi signori “patrioti” ritengono di pagare troppo poche tasse, nulla vieta loro di fare donazioni e sostenere progetti tesi ad alleviare i disagi di chi versa in situazioni di povertà. Invocare un obbligo a carico (anche) di altri mediante un aumento della tassazione rappresenta invece una istigazione a violare il principio di non aggressione.

L’esatto opposto di una attività benefica. In sintesi, un’attività da furfante.

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