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Salvini e parentopoli, tutto nel rispetto della tradizione

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umberto_magno_erdi REDAZIONE

Oh, ma quanta stizza da parte dell’eurodeputato leghista Matteo Salvini! Da quando sui giornali è finita la notizia che la sua donna Giulia Martinelli è stata assunta in Regione alla corte dell’assessore regionale guardacaso alla famiglia Maria Luisa Cantù, si è infuriato. Minaccia querele. Guai a dire la verità!

La Parentopoli in Lega, del resto, non è mica una novità. Anzi, è talmente normale da sembrare giusta e doverosa. Dunque non deve stupire che Salvini se la prenda. Già quattro anni fa aveva assunto come portaborse nientemeno che Franco Bossi, fratello di Umberto! Cosa volete che sia per una Lega abituata alle grandi imprese e alle grandi raccomandazioni? Ve la ricordate la Bosina, la scuola privata padana, fondata da Manuela Marrone, alias signora Bossi, che ha ricevuto 800.000 euro dal governo nazionale? Ecco, spostandoci in Piemonte, è rimasta negli annali la “Famigliopoli subalpina”, clamorosa infornata di mogli cugini e cognati che l’ex governatore Roberto Cota portò a segno dopo la sua elezione a presidente.

In segreteria c’era Michela Carossa, figlia di Mario, capogruppo leghista in Regione. Isabella Arnoldi, moglie del capo di gabinetto di Cota Giuseppe Cortese, è diventata portavoce dell’assessore leghista Massimo Giordano. E i 5 vincitori del concorso per funzionari della Provincia di Brescia? Su 700 ce la fecero in 8. Tra di loro Sara Grumi, figlia di Guido, assessore leghista al comune di Gavardo. Katia Peli, nipote dell’assessore provinciale leghista all’Istruzione, Aristide Peli. Silvia Raineri, capogruppo leghista nel consiglio comunale di Concesio e moglie del vicesindaco di Brescia Fabio Rolfi. Oltre a Cristina Vitali e Anna Ponzoni, entrambe salvini 2già impiegate in Provincia per l’assessorato del leghista Giorgio Bontempi.

A Varese, nel 2002 diventò presidente provinciale Marco Reguzzoni (già deputato), marito di Elena Speroni, figlia di Francesco Speroni, europarlamentare e storico capo di gabinetto di Bossi da ministro delle Riforme.

A Verona, Stefania Villanova, moglie del sindaco leghista Flavio Tosi, da contrattualizzata in regione diventò dirigente a capo della segreteria dell’assessorato regionale alla Sanità con un aumento di stipendio di 45 mila euro all’anno. L’ex presidente del consiglio regionale friulano Ballaman (finito in tragedia per aver usato l’auto blu per scarrozzare i suoi famigli), assunse Laura Pace, moglie dell’ex sottosegretario agli Interni Maurizio Balocchi. Lui si prese Tiziana Vivian, ex donna di Ballaman. Per quanto riguarda i consulenti, a Padova, l’ex segretario provinciale della Lega Maurizio Conte – attuale assessore del governatore Luca Zaia – incaricò del progetto e dei lavori per un polo scolastico suo fratello Tiziano. Dicono con regolare bando di concorso.

A Bergamo, nell’estate 2009, l’architetto Silvia Lanzani compagna di Giacomo Stucchi) fu incaricata per 13.754 euro, di curare il progetto preliminare della nuova centrale di sterilizzazione dell’ospedale di Treviglio, diretto dal leghista Cesare Ercole. Lanzani era assessore leghista alle Infrastrutture in Provincia. Sempre a Treviglio, ottenne un incarico remunerato anche la cantante della band del governatore lombardo Roberto Maroni, all’epoca ministro dell’Interno. Ma anche il 22enne Gianluca Barbieri da Broni, paese del direttore sanitario Ercole, ottenne un incarico con un punteggio da record.

Insomma, in Lega, se non è Parentopoli è amicopoli. Ecco perché Salvini s’incazza. Perché è più facile e divertente arricchire lo stupidario con le solite parole al vento, piuttosto che giustificare una parente contrattualizzata nelle istituzioni.

di DANIELE MARTINELLI. TRATTO DA http://www.danielemartinelli.it/

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6 COMMENTS

    • Che schifo! D’altronde, adesso che non c’è più an, qualcuno dovrà pur raccogliere le “istanze” di sbirraglie e nazionalisti assortiti. Lo dico e lo ripeto: la lega, saldamente nelle mani della famiglia berlusconi, ha il compito di accalappiare i voti dei fascistelli, mentre fi fa da approdo – un classico! – per socialdemocristi di tutte le taglie.

  1. Tutto vero, tutto giusto, però c’è anche l’altro lato della medeglia, il mio amico e compagno di università che si chiama Giorgetti e che è parente alla lontana del più famoso Giorgetti e che mi dice sempre: “Gian, le amministrazioni della Lega non mi fanno lavorare per evitare clamori visto il cognome che porto e le amministrazioni non leghiste allo stesso modo non mi fanno lavorare per il cognome che porto!”

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