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Soros e la proposta dei “titoli europei irredimibili”

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di MATTEO CORSINI

Dopo una lunga carriera da gestore di un suo fondo hedge, Goerge Soros, ormai novantenne, da anni è una figura che utilizza la filantropia per promuovere una sua visione del mondo che egli identifica come società aperta, ma che, quando realizzata, finisce inevitabilmente con il comprimere, in modo più o meno consistente, la proprietà di chi dovrebbe “aprirsi”. Una cosa che fanno già gli Stati i quali, per quanto mi riguarda, non hanno bisogno di concorrenza in questo tipo di attività.

Di recente, Soros ha proposto l’emissione di titoli irredimibili da parte dell’Unione europea, per finanziare gli interventi di contrasto agli effetti economici del Covid-19.

  • “Ho proposto l’emissione di bond perpetui da parte dell’Ue, anche se ora penso che andrebbero chiamati consols (titoli consolidati) perché è con questo nome che le obbligazioni perpetue sono state utilizzate con successo dalla Gran Bretagna a partire dal 1751 e dagli Stati Uniti dagli anni settanta del 1800. I bond perpetui sono stati confusi con i “coronabond”, che il Consiglio europeo ha respinto – e a ragion veduta poiché implicano una mutualizzazione del debito accumulato che gli stati membri non sono disposti ad accettare. Tale confusione ha avvelenato il dibattito. Ritengo che la situazione attuale rafforzi la mia proposta relativa ai titoli consolidati.”

Come farebbero a eliminare l’avvelenamento del dibattito questi titoli irredimibili?

  • “I bond da me proposti aggirerebbero questo problema poiché verrebbero emessi dall’Ue come entità complessiva, sarebbero automaticamente proporzionali e tali resterebbero. Gli stati membri sarebbero tenuti soltanto a corrispondere gli interessi annuali, che sono talmente minimi – intorno allo 0,5% – che i bond potrebbero essere sottoscritti dagli stati membri sia all’unanimità che da una coalizione dei volenterosi.”

Secondo Soros, l’emissione di titoli irredimibili per 1.000 miliardi di euro risolverebbe il problema, con un costo di (soli) 5 miliardi annui di interessi.

Si noti che, trattandosi di titoli irredimibili, il loro valore di mercato avrebbe forti oscillazioni al variare dei tassi di interesse. Se si ritiene che la BCE sarà in grado di raggiungere il suo obiettivo di “stabilità” dei prezzi, con una crescita dei prezzi al consumo attorno al 2% annuo, questi titoli finirebbero per avere un rendimento reale negativo di 1.5% annuo. Di fatto, i sottoscrittori di questi titoli subirebbero una imposta patrimoniale dello stesso ammontare annuo. E il valore di mercato dei titoli, per offrire almeno un rendimento reale nullo, dovrebbe scendere al 25% del valore nominale.

Probabilmente il grosso di questi titoli si suppone verrebbe acquistato dalla BCE, che così monetizzerebbe tutto quanto, facendo finta di avere un’attività in bilancio del valore di 1.000 miliardi. Magie della contabilità.

Come per molte altre supposte soluzioni, anche in questo caso siamo davanti all’illusione che la monetizzazione sia in grado di generare ricchezza reale. Non è così, per quanto le cupe prospettive del dopo Covid-19 spingano molti a voler credere che le illusioni diventino realtà.

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