Eā di oggi 6 maggio la notizia del suicidio di un imprenditore napoletano, schiacciato come infiniti altri dalla disgrazia non tanto del virus, quanto da quella (ben peggiore) del governo che ha gestito la crisi dal virus derivata. I giornali non hanno diffuso il suo nome, aveva 57 anni ā la mia etĆ ā e non posso che salutarlo con la pietĆ cristiana che merita.
Ora, il premier Conte ha parlato di ānotizia dolorosaā. Forse qualcuno la poteva ritenere una notizia allegra? Che pena. Mai perĆ² che per i suicidi degli imprenditori veneti e non solo veneti (centinaia nel corso degli anni) per una stagnazione che va avanti se non dal 2000, almeno dal 2008 ā come Maramaldo il virus, ovvero la gestione del medesimo, ha ucciso uno stato morto ā si siano usate queste parole. Mai. Che vergogna. Mi guardo allo specchio e mi chiedo quali cabale caldee mi tengano ancora qui. Ma siccome questo suicidio odierno ĆØ uno delle centinaia che stanno avendo luogo in questi due mesi orribiliā col silenzio della stampa e con la prospettiva terribile di crescita incontrollata ā vorrei ricordarne un altro, avvenuto proprio nella mia amata laguna veneziana, al Lido, esattamente un mese fa.
Il 7 aprile 2020. In questo caso non un piccolo imprenditore, ma due sorelle marocchine con una situazione economica forse ancor piĆ¹ incerta, aggravata dalla gestione assassina della crisi-virus da parte dello stato. I vermi sinistri che reggono le sorti della baracca non dovrebbero versar lacrime su lacrime per la fine di due precarie, due immigrate dal Marocco, due marginali o semi-marginali nella societĆ ? Loro ā radical chic vasi di ogni ignoranza e di ogni nequizia, talmente infimi che mi domando se ontologicamente (non moralmente) appartengano ancora al genere umano ā non se ne curano. Eppure sono sempre stati a favore dellāimmigrazione, sconsideratamente. Ma lo faccio io, in nome di quella āvigilanzaā che il mistico cabalista MosĆØ Vita Luzzatto esaltava, nella Padova di primo Settecento. E che noi tutti libertari e liberali classici, senza necessariamente conoscere Luzzatto, omaggiamo quotidianamente col nostro lavoro.
E ora un ricordo di due giovani sorelle, Bouchra e Sanae El Haoudi, quarantenni, che hanno scelto di porre fine alla propria vita allāinizio di aprile nella laguna veneta. Mai come nel 2020, aprile ĆØ āil piĆ¹ crudele dei mesiā.
APRILE DOLCE MORIRE
Aprile dolce dormire
Ma sul fondo della laguna
Senza luci e senzāombra
Senza piĆ¹ voci, senza suoni
Ad aprile ĆØ dolce morire
PerchĆ© lāacqua ĆØ fredda
E la Primavera ā forse cāĆØ ā ma forse
Quel giorno non cāera
Per voi di certo quel giorno non cāera.
Morire avvolti nella cerniera
Che di Venezia rinserra la bara:
Morire tra il Mose e Marghera
I pali della croce dāuna storia tanto amara.
Che uccide Venezia
Giorno per giorno
Due disgrazie infinite
E senza ritorno.
Uno sguardo alle bricole, grigie
Lāultima vista, confusa
Sullāacqua pire di legno:
Un sorso di brandy ā come ĆØ vecchia
Anche la Venetia, silente, gelata
Qualche lacrima che si confonde
Tra quelle flebili onde
Della mia triste laguna.
Dove sono le buone notizie?
Nel tuo nome, Bouchra, soltanto
Le porta via il tuo pianto
Insieme con la tua vita.
DovāĆØ Sanaa quello splendore
Che fece dei tuoi occhi fiamma
Che ti fece volare
Sulle ali del sogno eterno
Che si chiama āuna vita miglioreā?
Eā nel tuo nome soltanto e si spegne
Al contatto di unāacqua mortale
Non dolce, ma neanche di mare.
Ma lo sai? Forse perĆ² sul fondo, un istante,
Per un istante ti ho vista brillare.
Addio figlie dei monti di Atlante
Giunte raggianti sulla laguna.
Addio sorelle che la sventura
Unisce in un tenero abbraccio.
Partite di notte da Punta Sabbioni
Sopra un vascello deserto
Per il vostro ultimo viaggio:
E non quello dei vostri sogniā¦
Coraggio, coraggio,
Una cosa so solo, per certo:
Vāattende ora davvero
LassĆ¹, da qualche parte,
Una vita migliore.