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Venezuela, fame e repressione. ecco spiegate le ragioni

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caracastienanmendi FRANCESCO TEDESCHI

In Venezuela la situazione precipita: i cittadini esasperati dalla vera e propria fame, protestano contro il regime che Maduro ha ereditato da Chavez, e il governo risponde con le maniere forti: polizia schierata ad evitare disordini, e arresti degli ultimi, pochi, imprenditori rimasti, per mantenere disperatamente la menzogna dei “cattivi speculatori che affamano il popolo”. I giornali occidentali hanno volutamente ignorato la veloce “discesa agli inferi” dell’economia venezuelana, e adesso che il sangue scorre per le strade, non è più possibile coprire il disastro di una nazione ricchissima di petrolio, con un potenziale turistico enorme, che sprofonda nella fame.

Chavez (con gli altri leader demagogici che si sono dimostrati fallimentari per le rispettive nazioni, l’argentino Kirchner, e il brasiliano Lula) era addirittura osannato dai cosiddetti intellettuali occidentali, quelli che giocano a fare gli anticapitalisti, ma si arricchiscono grazie al sistema capitalista, per il fatto di giocare al nemico degli yankee e all’apostolo del nuovo socialismo sudamericano. Maduro, il suo autista che ne ha ereditato il potere alla morte, è meno “uomo-immagine”, ma le notizie, paradossali, che arrivavano man mano dal Venezuela, sono state sempre ignorate sulla grande stampa. Eppure, proprio all’alba degli anni 2000, quando Chavez avviò la politica di nazionalizzazione delle imprese straniere, a cominciare proprio dal settore petrolifero, era già prevedibile quali sarebbero stati i risultati. Proprio quando gli europei nostalgici del blocco sovietico, e del sogno comunista che rappresentava, incominciavano a conoscerlo e venerarlo.

Dalla pacchia petrolifera alla fame

 Le progressive nazionalizzazioni delle società petrolifere statunitensi, spagnole, brasiliane, avviate nel 2000 e proseguite fino al 2006, sono state la prima delle riforme demagogiche applaudite dai fan del dittatore di fatto Hugo Chavez: all’epoca il Venezuela era il quinto esportatore mondiale di oro nero, e gli incassi provenienti dal petrolio erano una fonte apparentemente infinita di acquisto del consenso. Nel contempo le aziende di stato assumevano a pieno regime dipendenti, in gran parte superflui, al ritmo di 310, al giorno, per anni ed anni. Il tutto mentre 19.000 manager o funzionari ribelli venivano licenziati, e sostituiti con pensionati, militari e stranieri vari. In due parole, assunzioni a valanga di personale superfluo e non qualificato, e cacciata di tutto il personale produttivo. Oltre ai clientes interni, Caracas si “cresceva” i clientes esterni, ossia stati alleati come Cuba e Bolivia, a cui vendeva petrolio sottocosto, allo scopo di creare un blocco di nazioni avverse ai biechi USA e al capitalismo. La produzione di petrolio è andata come si poteva immaginare a picco, e l’approccio autarchico ha fatto i suoi danni anche in altri settori. Beni di prima necessità come il latte in polvere o la carta igienica sono diventati di volta in volta insufficienti al fabbisogno interno.

Oltre al danno, la beffa, dato che alla fine anche la produzione di benzina è diventata insufficiente per il fabbisogno interno, ed è stato necessario comprarla addirittura dagli odiati Stati Uniti. Il declino economico è stato affrontato con cieca demagogia: esproprio degli imprenditori, accusati di essere affamatori del popolo. Non tutti gli imprenditori: quelli legati al governo hanno continuato a vivere nel benessere e fare i propri comodi. (Chissà quale altra nazione mi ricorda?). A questo proposito, bastava vedere i piloti che correvano nelle gare automobilistiche sponsorizzati dalle aziende di stato: il più famoso, ma non certo l’unico, Pastor Maldonado, rimasto in Formula 1 finché anche le aziende di stato non si sono potute più permettere di pagargli “il volante”. Il passo successivo di una leadership ubriaca delle proprie follie? Il tentativo di controllare i prezzi. Prezzi controllati nei supermercati di stato e imposizione dei prezzi ai supermercati privati. E quando questi non sono più in grado di comprare i prodotti? Vai di razionamento dei beni, con il divieto per i cittadini di fare la spesa più di 2 giorni a settimana. Facendo peraltro lunghe code per accedere a supermercati dagli scaffali deserti. Una versione moderna e “a colori” delle code quotidiane in Unione Sovietica. Se le precedenti rivolte sono state soffocate nel sangue, questa volta “la fame” è troppa e riguarda una fascia troppo vasta di popolazione. Ce la farà Maduro a mantenere il potere? E a quale prezzo di sangue? Presto lo sapremo.

Il morale della favola

Vedere una nazione occidentale ridursi alla fame in pochi anni è una cosa che spezza il cuore. Il Venezuela è stata una delle terre d’emigrazione degli italiani nel secolo scorso. Un mio zio emigrò a soli 16 anni, per rientrare anni dopo, ed ha mantenuto sempre i contatti con gli italiani rimasti in Venezuela, alcuni dei quali hanno “fatto fortuna”. Noi italiani (ed occidentali in generale) abbiamo dimenticato da qualche generazione la fame vera, e ci sono generazioni di elettori nate ben dopo il crollo dell’illusione sovietica, avvenuto nel 1989, bombardati di “fanfaluche” dai nostalgici di quell’illusione. Ecologismo militante, avversione alla medicina ufficiale e alle maggiori innovazioni scientifiche, adorazione della favoleggiata sharing economy, denuncia del presunto “dominio del neoliberismo”, sono tutti sintomi di questa nostalgia. Il Venezuela è lì a dimostrarci come le illusioni socialiste o comuniste, che tanta presa fanno anche in Italia (anche nell’estrema destra), possono crollare in modo velocissimo in un mondo interconnesso, dove le merci e le informazioni corrono velocissime. Puoi ignorare le regole più basilari dell’economia ma non puoi ignorare le conseguenze dell’averle ignorate. Ci sono stati senza una goccia di petrolio, gas e altre risorse naturali, che sono tra i più ricchi del mondo, altri seduti su un’immensa ricchezza, che sprofondano nella fame. Il segreto è lasciare l’economia il più libera possibile ed aprirsi ai commerci. O meglio, non è un segreto. L’alternativa è la rovina della classe media e la miseria generalizzata. Sempre che non facciate parte dell’elite al governo: i figli di Chavez hanno sempre qualche miliardino di dollari da parte, e anche in questo caso, chissà quale altro paese mi ricorda…

TRATTO DA URBANPOST

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4 COMMENTS

  1. La veritĂ  è che io invece non ho mai trovato un articolo piĂą veritiero di questo sulla situazione che si vive nel mio paese natale. Racconta una veritĂ  mantenuta veramente nascosta dai media. .. ogni talvolta che ho tentato di spiegare con parole la situazione reale… non ci sono mai riuscita proprio perchĂ© notizie non ce n’erano e perchĂ© sicuramente è difficile da capire se non sei dentro il tornato, se non hai qualcuno che vive il giorno dopo giorno alzandosi alle 4 del mattino per comprare cibo o meficine, e torna a casa alle 18 con le mani vuote pur avendo i soldi per pagare.
    Voglio augurare a Lei Leo di non vivere mai una situazione simile… di sicuro impazzirebbe

  2. Raramente si leggono articoli piú beceri di questo. E´servito per classificare la nullitá assoluta
    di miglioverde che si serve di miserabili mistificatori del livello di tale Tedeschi, un povero imbecille totale.

    • Lei è un somaro assoluto, una bestia comunista criminale, un infame canaglia collettivista che difende un’ideologia indecente e criminale. Somaro totale che non è altro, chi le scrive ha ancora oggi parenti in Venezuela e ci è vissuto per 30 anni, a partire dal 1967. Feccia subumana come lei, non è degna di esistere, giri alla larga e vada a fare dell’onanismo intellettuale nei centri sociali che frequenta

      • Becero è uno che offende gratuitamente, secondo l’uso che si fa in itaGlia del termine. Ma a lei queste cose non importano, vero Leo? Non leggo termini offensivi nell’articolo di Tedeschi. Al contrario lei lo definisce imbecille. Lei, proprio lei. Proprio proprio lei. Mi stia bene, Leo

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