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Carceri e carcerati, lo schifo italiano e la civiltà di venezia

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di ROMANO BRACALINI L’Italia unendosi è regredita sotto molti aspetti della vita civile. Si direbbe abbia messo un talento speciale per ereditare il peggio e scartare il meglio di ciò che offrivano i sette Stati preunitari. Il sistema giudiziario e le carceri sono solitamente citati come esempio della civiltà di un Paese. In paesi come l’Italia, a metà strada tra l’Europa e il Medio Oriente, le garanzie costituzionali sono pura teoria e cessano di avere validità non appena il reo entra in cella. I tempi d’attesa per essere giudicati o solo interrogati possono essere infiniti, benché la legge ne disciplini la durata. I casi di omonimia sono spesso alla base di condanne di innocenti, e quando viene riconosciuto l’errore giudiziario la vittima,dopo mesi e anni di ingiusta detenzione, non viene nemmeno risarcita. I patrioti del Risorgimento fecero a gara per descrivere le condizioni delle carceri piemontesi e borboniche. A Napoli il sistema carcerario era altretta
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