di PIETRO AGRIESTI
Ma non è allucinante il grado di mancanza di copertura delle notizie della stampa italiana? Chi legge la stampa angloamericana e quella italiana, non può che restare allibito.
Dove sono i Twitter Files? Dov’è la storia dei falsi bot russi di Hamilton 68? Dov’è la storia delle false valutazioni promosse dal Global Disinformation Index? Dov’è quella sui whistleblower dell’IRS che hanno raccontato di pressioni politiche contro le indagini su Hunter Biden? Dov’è la storia di Fauci e Collins che si spendono per cambiare un articolo sulle origini del covid escludendo la teoria del laboratorio per motivi politici? Dov’è la copertura delle udienze in corso al Congresso sulla censura, che hanno visto le testimonianze di Taibbi, Shellenberger, Bhattacharya, etc…? Dov’è la storia della censura della Great Barrington Declaration? Dov’è la storia degli affari dei Biden in Ucraina, su cui sono emersi sempre più indizi che Joe Biden abbia mentito? Dov’è la presa di coscienza di quello che è uscito dal rapporto Dhuram? Dove sono i Lockdown Files? Dov’è la discussione sul Digital Service Act? Possibile che abbia letto più articoli su media americani che italiani sul DSA? E quella sul tentativo europeo, Spagna in testa, di abolire la crittografia end to end? E la storia della causa in corso contro l’amministrazione Biden per violazione del Primo emendamento con tanto di emissione di una ingiunzione preliminare di tenere le mani giù dai social?
L’elenco è sterminato. Non interessano il pubblico italiano? Allora abbiamo un pubblico di dementi totali o di fascisti a cui sta bene l’involuzione fascistoide in corso? E i giornali e i media non sono lì per proporre al pubblico le notizie e per raccontarle in modo da fare capire perché sono importanti? E forse che sui giornali non escano una quantità di notizie infinitamente più triviali, sconosciute e mai cagate dal pubblico?
Veramente “L’enorme cratere formato dallo scongelamento del permafrost in Siberia”, “Le elezioni in Cambogia non saranno vere elezioni”, “Gli eccezionali scandali nella politica di Singapore”, tre articoli su Il Post al momento, catturano di più il pubblico? Se usi la parola orwelliano sei immediatamente bollato come complottista, ma è orwelliano leggere la stampa italiana confrontandola con quanto appreso leggendo quella estera. Su quella italiana mancano pezzi enormi e fondamentali del racconto della realtà, pezzi senza cui tante cose diventano incomprensibili.
Miglio verde, Privacy Chronicles, il Petulante, l’indipendente, Atlantico Quotidiano, antidiplomatico, Byoblu, e altri outlet alternativi danno oggettivamente copertura a un sacco di notizie importanti escluse dalla stampa mainstream. Ognuno ha la sua prospettiva e ci aggiunge la sua interpretazione, chi è di sinistra, chi di destra, chi libertario, chi rossobruno, chi estremamente complottista, etc.. ma almeno danno le notizie, e permettono alle persone di prendere consapevolezza che esistono ed eventualmente andare ad approfondirle.
Altri outlet mediatici semplicemente non le danno. Disinforma di più e meglio chi dà le notizie, nella sua ottica quale che sia, o chi non le dà? E come combatti la disinformazione fatta non dando le notizie, anziché dando notizie false? È già falso continuare a insistere sul pericolo della disinformazione russa quando la gran parte della disinformazione e della propaganda che ci raggiunge e che si dimostra efficace è quella nostrana.