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Il protezionismo condanna i paesi poveri alla miseria

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di ANTONIO MARTINO In tempi recenti si è assistito ad una serie di affermazioni volte a fare risorgere un vecchio, malevolo mito: il protezionismo, la necessità cioè che i produttori nazionali debbano essere “protetti” dalla concorrenza (quasi sempre denunciata come “sleale”) dei produttori esteri. Le giustificazioni di questa tesi sono numerose: i produttori esteri praticano salari più bassi dei nostri, oppure hanno un grado di tutela sociale e di protezione ambientale minore del nostro e, quindi, godendo di costi minori di quelli dei loro concorrenti italiani, hanno facile gioco ad essere più competitivi. Converrà occuparsi di questa idea che conferma la vecchia massima secondo cui le ipotesi, come le calunnie, sono tanto più pericolose quanto più sono plausibili. Cominciamo col dire che i bassi salari e le ridotte protezioni sociali ed ambientali sono l’ovvia conseguenza del fatto che questi Paesi sono poveri. Anche in Italia i salari erano bassi e le protezi
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