di CLAUDIO MARTINOTTI DORIA
Esco di casa sempre più raramente. Pur aggirandomi esclusivamente nell’area della riserva indigena provinciale dove risiedo, non ho potuto fare a meno di rilevare che ormai la conformazione sociale dell’ex homo sapiens geneticamente modificato da Big Pharma ha assunto tre connotazioni prevalenti:
- La specie “faccia a scarpa” versione umana del Balaeniceps rex
- La specie “occhio di cernia” versione umana del Polyprion americanus
- La specie “zombie rallentato”, versione simile all’originale romeriano anni ‘60
Evitarli e impossibile. Interagire è difficile. Comunicare è irrilevante.
La celebre asserzione dantesca “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” è ormai solo un ricordo sbiadito, agli antipodi con l’attuale realtà dove ormai trionfano i bruti, soprattutto se portano una divisa o un camice e si sentono investiti dai gradi di caporale alla Totò, micropotere col quale po
Volevo solo far notare che gli zombi dei film di Romero sono molto più vitali dei personaggi che lei descrive, ed invito a guardare la magnifica sequenza iniziale di “Night of the Living Dead”, del 1968, primo della serie (almeno finché non arriva il ragazzo nero nella casa vicino al cimitero…). Per il resto, tutto giusto. Buona dome ica.
Troppo ottimismo, dottor Martinotti, troppo incauto ottimismo. Gli eventuali capri espiatori saranno al massimo un paio in Italia e uno negli Stati Uniti. E non è detto che questi tre paghino. Tra di loro non ci saranno comunque né Conte, né Draghi, né Giorgetti, né Ronzulli, né Biden, né Soros, né Bourla; i “magnifici” sette della mia personale, quanto forse impropria, classifica. Tutti nomi identificabilissimi ma intoccabili. Faranno pagare a Bassetti? Magra consolazione. In ogni caso, non vedo in giro tutta questa voglia di rivalsa da parte delle vittime e dei loro congiunti.