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Padova 1940, alla riscoperta di gino pugnetti

Da leggere

di PAOLO L. BERNARDINI Giova, ogni tanto, in tempi bui, in tempi di crisi forse irreversibile, tornare alla letteratura. Quella con la L maiuscola, non quella divenuta mezzo di propaganda di un regime moribondo, letture e lettere morte per un sistema politico (e letterario) da tempo defunto eppure, in forma di angoscioso fantasma, di spettro terribile, sempre qui ad infestare e impestare la vita dei vivi. Così, tra un treno e un aereo, mi sono riletto Gino Pugnetti. Da tempo dimenticato, Pugnetti è figura non corrusca, ma neppure oscura, nel panorama della letteratura italiana tra anni Sessanta e primi anni Ottanta. Nasce e muore in luoghi, per dir così, limitrofi al Veneto ove invece si ambientano i suoi pochi ma godibilissimi romanzi, in parte pubblicati postumi, il più noto forse “Americano Rosso”, che divenne anche un film con un giovane, brillante Fabrizio Bentivoglio. Pugnetti (1920-1982) nacque infatti a Moggio Udinese, nel Friuli d’oggi che fu sotto il domini
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