di GUGLIELMO PIOMBINI
Lo Stato si è sempre dimostrato assolutamente incapace di ridurre la povertà. Anzi, se prendiamo un qualsiasi Stato nella storia, troviamo sempre una redistribuzione di risorse dai ceti produttivi a basso reddito alle classi ricche e potenti: questo vale per l'Ancièn regime, l'Urss e le attuali socialdemocrazie, senza eccezioni.
Una volta che attribuisci allo Stato il potere di redistribuire i redditi, è ovvio e inevitabile che ad avvantaggiarsene saranno le categorie più potenti e capaci di impossessarsi dei suoi apparati. Basti guardare in Italia: i beneficiari della spesa pubblica (stipendi e pensioni), cioè i consumatori di tasse, sono in grande maggioranza categorie ad alto reddito: politici, dirigenti pubblici, magistrati, burocrati, ecc., mentre i pagatori di tasse sono in grande maggioranza categorie a redditi medio-bassi: piccoli imprenditori, artigiani, commercianti, agricoltori, partite iva e così via.
Quindi lo Stato, per sua natura, re