di SERGIO BRANCATELLO
Avevo tre anni, nel 1960, quando decisi che da grande avrei fatto il medico. Non sapevo veramente cosa significasse, ma una vocina nella testa, mi suggeriva che quella sarebbe stata la mia missione. Tutti ne abbiamo una, l’ho capito solo dopo tanto tempo, ma molti inspiegabilmente lo ignorano.
Per me fare il medico significava salvare le vite, amare il prossimo, mettere il paziente al primo posto. Non è stato mai così facile. Ho studiato duramente nonostante al momento dell’iscrizione, nel 1975, mia madre a soli 49 anni si ammalò di “leucemia mieloide acuta” e mi dissero che avrebbe avuto pochi mesi di vita. Fortunatamente visse ancora qualche anno grazie al primario di ematologia dell’ospedale Cervello di Palermo prof Caronia e al suo vice dott. Mirto, genero di Mauro De Mauri.
Non sono riuscito a laurearmi in 6 anni, preferii stare vicino a mia madre per anni, sia a casa che al capezzale del suo letto d’ospedale. L’ho accompagnata sino
Non vorrei mai arrivare a sperare il male per i tanti deficienti che credono al “mainstream prostituito “di giornalisti,vallette e giullari televisivi,attori di sé stessi e figuranti vari,ma il pericolo c’è.Nel frattempo mi diverto a spernacchiare le Vanne Marchi dei vaccini,con i quali mi diverto a definirle ignoranti e spergiuri….d’Ippocrate.
Pianto e stridor di denti? Non lo so. Fino a ora le autorità divine sono state dalla loro parte.
Ben scritto.