di LUIGI CORTINOVIS
Il 9 ottobre 1963, una notte che resterà per sempre impressa nella memoria collettiva italiana, si verificò una delle più grandi tragedie della storia dello stivale: il crollo della diga del Vajont. Questo evento catastrofico, che causò la morte di circa duemila persone, è stato immortalato nel film “Vajont”, diretto da Renzo Martinelli, che offre una ricostruzione dettagliata e drammatica di quegli eventi.
Il film di Martinelli, uscito nel 2001, è un kolossal che non si limita a una semplice cronaca degli eventi, ma esplora in profondità le responsabilità e le scelte errate che portarono a questa tragedia, in cui lo Stato è, ancora una volta, colpevole. La storia inizia nel 1959, quando la costruzione della diga del Vajont è in fase di completamento. La valle del Vajont, un luogo di incantevole bellezza naturale, è sul punto di essere trasformata da un’imponente opera di ingegneria.
Sin dalle prime fasi del progetto, ci sono segni preoccupanti. Una frana in una diga vicina, Pontesei, crea un’onda che miete una vittima, e questo incidente suscita timori tra gli abitanti locali. Tuttavia, la SADE, la società incaricata della costruzione, prosegue con la sua opera, affidando una nuova perizia a Edoardo Semenza, un esperto di geologia e ingegneria. Semenza, erede di Carlo e allievo di Giorgio Dal Piaz, uno dei massimi esperti delle Dolomiti, è incaricato di valutare la stabilità del Monte Toc, su cui poggia la diga.
Il film mostra come, nonostante i segnali di allarme, la costruzione della diga prosegue senza sosta. Il Monte Toc, che dovrebbe sostenere il peso dell’acqua, inizia a mostrare segni di instabilità. Le crepe e le spaccature sul fianco del monte sono evidenti, ma queste preoccupazioni vengono ignorate o minimizzate. La pressione per completare la diga e ottenere i contributi governativi è tale che qualsiasi dubbio viene accantonato.
Il 4 novembre 1960, un primo pezzo di montagna frana nel lago, sollevando un’onda tremenda. Questo evento dovrebbe essere un campanello d’allarme, ma le autorità e la SADE continuano a mantenere segrete le loro preoccupazioni. La diga, presentata come un simbolo di modernità e progresso, diventa invece un’arma di distruzione di massa.
La notte del 9 ottobre 1963, alle 22:39, durante una partita di calcio, il disastro si verifica. Una frana di circa 270 milioni di metri cubi precipita dal Monte Toc nel bacino artificiale della diga. L’onda gigantesca che ne risulta supera il coronamento della diga e si abbatte sui paesi sottostanti, travolgendoli completamente. Longarone, uno dei paesi più colpiti, viene letteralmente spazzato via, e con esso centinaia di vite innocenti.
Il film di Martinelli non risparmia dettagli nella descrizione dell’orrore di quella notte. Le sequenze della frana e delle onde devastanti sono realizzate con effetti speciali all’avanguardia per l’epoca, e mantengono ancora oggi una forte impatto visivo. La ricostruzione delle scene è così realistica che lo spettatore può quasi sentire il terrore e la disperazione delle persone intrappolate.
La tragedia del Vajont non è solo un disastro naturale, ma anche il risultato di errori umani e di una gestione sbagliata del progetto e delle verifiche. Il film esplora le responsabilità delle autorità, degli ingegneri e della SADE collusi, mostrando come l’avidità e la cieca fiducia nel progresso abbiano portato a ignorare segnali evidenti di pericolo. La diga, che avrebbe dovuto essere un simbolo di avanzamento e sicurezza, si è trasformata in una trappola mortale. La pellicola di Martinelli è un potente strumento di memoria civile, che non punta solo all’intrattenimento, ma al dibattito e alla riflessione. Attraverso le storie dei personaggi coinvolti, il film ci fa riflettere su quanto sia fragile l’equilibrio tra progresso e sicurezza, e su come le decisioni umane possano avere conseguenze devastanti.
Il cast del film, che include attori come Daniel Auteuil e Laura Morante, offre interpretazioni intense e commoventi, rendendo ancora più tangibile l’orrore di quella notte. La giornalista Tina Merlin, interpretata da Laura Morante, è una delle figure chiave del film, rappresentando la voce della coscienza e della verità in un contesto di menzogne e omissione. Il film di Martinelli, con la sua narrazione drammatica e il suo impegno a raccontare la verità, ha contribuito a mantenere viva la memoria della tragedia del Vajont. Ogni anno, in occasione dell’anniversario del disastro, “Vajont – La diga del disonore” viene riproposto, ricordando a tutti l’importanza di imparare dalle tragedie del passato per costruire un futuro più sicuro.
“Vajont” di Renzo Martinelli è un capolavoro cinematografico, benché sottovalutato, che, attraverso una ricostruzione dettagliata e drammatica, ci fa rivivere uno dei momenti più bui della storia italiana. Il film non solo rende omaggio alle vittime della tragedia, ma ci invita anche a riflettere sulle responsabilità umane e sulle conseguenze delle scelte sbagliate. È un’opera che, con la sua forza visiva e narrativa, continua a essere rilevante e necessaria, ricordandoci, giusto oggi, 62 anni dopo, l’importanza di essere sempre vigilanti e di non sacrificare la sicurezza sull’altare dei lavori pubblici.

