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14 ottobre, con la scusa della pedofilia l’UE vuole controllare i nostri messaggi

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di MATTEO CORSINI

A sud della Alpi in questi giorni a fare notizia sono Maurizio Landini, che si arrampica sugli specchi per giustificare uno sciopero generale indetto dall’oggi al domani per l’arresto delle persone a bordo delle barche della Global Sumud Flotilla, il che a mio padre ha ricordato gli scioperi del 1973 contro Pinochet; oppure Francesca Albanese che redarguisce il sindaco (ovviamente di sinistra) di Reggio Emilia, che le stava conferendo la cittadinanza onoraria e ha osato sostenere che per arrivare alla pace a Gaza sarebbe necessario anche il rilascio degli ostaggi (o ciò che resta di loro) da parte di Hamas. Albanese che poi, sentendosi probabilmente investita della necessaria autorità (divina?) ha detto allo stesso sindaco che lo perdonava.

Eppure qualcosa di davvero inquietante sta accadendo a Bruxelles, dove il 14 ottobre il Consiglio UE deciderà in merito a un regolamento (in bozza da tre anni) che si propone il nobile fine di contrastare la pedofilia, ma in modi da dittatura della sorveglianza. Finora non c’è stato consenso sufficiente, per lo meno. Se passasse la proposta senza modifiche, si arriverebbe effettivamente a un livello di sorveglianza su tutti i cittadini che non avrebbe nulla da invidiare a quella cinese.

Una delle versioni della Child Sexual Abuse Regulation prevede infatti che tutte le foto, i video e i link caricati in un messaggio inviato da computer o smartphone vengano copiati prima dell’invio su un database centralizzato contenente tutto il materiale pedopornografico noto e presente in rete. Se l’immagine o il viedo risultassero sospetti ci sarebbe il blocco dell’invio del messaggio, nonché l’individuazione del presunto colpevole.

In sostanza, per contrastare un reato certamente odioso, si metterebbero sotto sorveglianza tutti quanti, con tanto di nuova agenzia comunitaria costituita per l’occasione. Lascio a ognuno immaginare l’inferno in cui si troverebbe un innocente in caso, neppure troppo improbabile, di falso positivo. Ma la questione va ovviamente ben oltre il caso specifico, perché si partirebbe dal contrasto alla pedopornografia, ma si potrebbe poi arrivare a scenari che andrebbero ben oltre la distopia di 1984 di George Orwell.

Il tutto mentre un articolo dello stesso regolamento prevederebbe l’utilizzo di modalità tali da minimizzare “l’ingerenza nei diritti degli utenti al rispetto della vita privata e familiare, compresa la riservatezza delle comunicazioni, e alla protezione dei dati personali”. Il che suona un po’ ipocrita.

Questo meriterebbe manifestazioni di piazza, che dubito ci saranno anche se passerà questo regolamento da autentica dittatura.

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