di JULIUS HOFER
L’ormai famosa vicenda del libro L’idiota in politica, Antropologia della Lega Nord, di Lynda Damatteo, tenuto lontano dai militanti e dai suoi cittadini dal sindaco di Sesto Calende, città la cui biblioteca l’ha di recente acquistato, non è la più significativa e non è certo isolata. C’è un libro, di ben altro spessore e importanza, che aleggia ancora come un fantasma sul sonno di molti fra i meno sderenati caporioni leghisti: si intitola Io, Bossi e la Lega e l’ha scritto nel 1994 Gianfranco Miglio (Oscar Mondadori). È un libro ormai introvabile, eliminato molto presto dai suoi cataloghi dalla stessa casa editrice.
Coloro che l’hanno letto lo ricordano bene, data la sua impareggiabile chiarezza, ma in molti, da anni, hanno ripetutamente cercato di impedirne la ripubblicazione. Perché? È molto semplice: la sua lettura distrugge, letteralmente e in radice, tutte le operazioni politiche e le appropriazioni indebite che della figura del pensatore
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