di ROMANO BRACALINI
Ogni territorio ha una carica di simboli riconoscibili che ne spiegano la scelta e l’elezione. Gli stati preunitari erano governati da dinastie straniere, sia pure italianizzate. I Savoia chi erano se non gli antichi vassalli del re di Francia, calati in Italia dalla giogaie svizzere. A Torino la lingua di stato era il francese, mentre la nobiltà subalpina si esprimeva in piemontese e considerava l’italiano, sorta di toscano ripulito, poco meno di una lingua straniera. I Borboni, cresciuti a maccheroni, erano d’origine spagnola, ma parlavano solo napoletano e avrebbero fatto fatica a riconoscere i vantaggi dell’indipendenza italiana avendo a cuore, come disse re Ferdinando I allo scrittore francese, Marc Monnier, solo “l’indipendenza napoletana”. ”Ma Napoli regredirà come l’Africa!” aveva obiettato Monnier. ”L’Africa comincia da qui”, rispose il re.
Le antiche dinastie autoctone italiane, dai Medici ai Gonzaga agli Estensi ai Vis
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