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Argentina, vi dico la mia sui primi due anni di governo Milei… e sui prossimi due

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di JUAN RAMÓN RALLO

Il 10 dicembre 2025 si son compiuti due anni dall’ascesa di Javier Milei alla presidenza della Repubblica Argentina. In questo periodo, l’economia argentina è mutata sostanzialmente in meglio. Di seguito, citiamo alcuni dei principali indicatori che, grazie alle politiche di stabilizzazione e liberalizzazione macroeconomica di Javier Milei, sono oggi molto migliori rispetto a due anni fa.

In primo luogo, il crollo dell’inflazione. A novembre 2023, il tasso di inflazione inter-annuale in Argentina superava il 160% e continuava a crescere. Oggi, quel tasso si attesta al 30% e in calo.

In secondo luogo, il rischio paese (lo spread, ndr), ovvero l’eccesso di tassi di interesse che paga il debito pubblico argentino rispetto al debito pubblico statunitense equivalente. A novembre 2023, il rischio paese superava i 2.500 punti base. Cioè, l’Argentina pagava un tasso di interesse 25 punti percentuali superiore a quello del debito pubblico statunitense equivalente. Attualmente, il rischio paese si colloca intorno ai 600 punti base.

In terzo luogo, la breccia cambiaria. A novembre 2023, la breccia cambiaria, la differenza tra il tasso di cambio ufficiale del dollaro e quello parallelo, si attestava praticamente al 200%. Cioè, se il prezzo ufficiale del dollaro era di 350 pesos, nel mercato quel dollaro costava in realtà più di 1.000 pesos. Questo era dovuto ai enormi controlli cambiari che esistevano in Argentina e anche alla sfiducia strutturale nella sua moneta, il peso. Attualmente, la breccia cambiaria tra il dollaro ufficiale e il dollaro parallelo si colloca intorno allo 0%, cioè non esiste più breccia cambiaria. E questo è così perché, da un lato, sono stati rimossi la stragrande maggioranza dei controlli cambiari. Il CEPO oggi è una realtà praticamente inesistente in Argentina e, dall’altro lato, perché è stata recuperata la fiducia nel peso. Pertanto, non esiste più una fuga massiccia di capitali verso il dollaro, che lo Stato contingente attraverso restrizioni cambiarie, aprendo di conseguenza una breccia (differenza, ndr) tra il prezzo al quale puoi comprare il dollaro attraverso i circuiti ufficiali e il prezzo al quale puoi comprare il dollaro nel mercato extra-ufficiale.

In quarto luogo, nel 2023 il deficit pubblico dell’Argentina superava il 4% del PIL, un deficit pubblico fiscale che inoltre si vedeva incrementato da 10 punti di PIL di deficit pubblico quasi-fiscale, dai nuovi pesos che doveva creare la Banca Centrale della Repubblica Argentina per pagare gli interessi sui passivi remunerati di quella Banca Centrale. Attualmente, il deficit pubblico quasi-fiscale non esiste più. Non c’è più creazione endogena di nuovi pesos per remunerare i passivi della Banca Centrale e il deficit pubblico fiscale dell’Amministrazione Centrale dello Stato in Argentina è anche scomparso.

In quinto luogo, il PIL dell’economia argentina durante il secondo trimestre del 2025, ultimi dati disponibili, è del 4% superiore al PIL del quarto trimestre del 2023, l’ultimo prima che arrivasse Milei al potere. O, se vogliamo misurarlo in termini mensili, l’attività economica a settembre 2025 era del 5% superiore all’attività economica di novembre 2023. Tutto ciò in termini destagionalizzati.

In sesto luogo, nel secondo trimestre del 2025, ultimi dati disponibili, c’erano in Argentina 330.000 persone occupate in più rispetto al secondo trimestre del 2023. Poiché questi dati non sono destagionalizzati, confrontiamo secondo trimestre con secondo trimestre dei due anni. In concreto, c’erano 96.000 salariati registrati in più rispetto a due anni prima, 43.000 salariati non registrati in più rispetto a due anni prima e 510.000 occupati indipendenti in più rispetto a due anni fa. E, al contrario, il numero di lavoratori nel settore pubblico si è ridotto durante questa fase di 367.000 unità (oltre 50.000 i licenziamenti, ndr), in termini netti. Pertanto, 330.000 persone occupate in più. Solo nel settore privato, dato che tutta la distruzione di posti di lavoro si è concentrata nel pubblico, nel settore privato ci sono 667.000 persone occupate in più rispetto a due anni prima che arrivasse Milei al potere.

In settimo luogo, forte calo del tasso di povertà in Argentina. Prima che arrivasse Javier Milei al potere, il tasso di povertà superava il 41% della popolazione, nonostante il paese avesse tutti gli aggiustamenti pendenti da fare. Attualmente, il tasso di povertà sta per scendere sotto il 30%. Cioè, in 2 anni si è ridotto il tasso di povertà di 11 punti percentuali, facendo tutti gli aggiustamenti necessari per risanare finanziariamente lo Stato argentino e, di conseguenza, riducendo in modo molto significativo sia l’inflazione che il premio di rischio.

In ottavo luogo, durante gli ultimi 2 anni e nonostante tutto l’aggiustamento precedente, la disuguaglianza non si è incrementata in Argentina. Anzi, se mai esiste una certa tendenza al ribasso degli indicatori di disuguaglianza dei redditi in buona misura come conseguenza della riduzione del tasso di povertà che abbiamo appena commentato e, quindi, del restringimento della breccia dei redditi tra i più poveri e i meno poveri all’interno del paese.

E, per ultimo e in nono luogo, tutto ciò è stato possibile perché Javier Milei dal primo giorno di governo si è prefissato l’obiettivo di ridurre intensamente la dimensione dello Stato argentino, la magnitudine della spesa pubblica dello Stato argentino. E così è successo. Ad oggi, il peso dell’Amministrazione Centrale dello Stato è di cinque punti di PIL inferiore a quello che aveva prima della presidenza di Javier Milei. In concreto, la spesa pubblica del governo centrale è passata dal rappresentare il 21,3% del PIL nel 2023 al rappresentare il 16,5% del PIL. Si tratta del livello minore di spesa pubblica sul PIL dal 2008, cioè in 17 anni. E questo ultimo aggiustamento è quello che spiega tutti i punti precedenti. La riduzione di cinque punti del PIL nella spesa pubblica ha permesso di risanare i conti pubblici dello Stato argentino, cioè di porre fine al deficit pubblico.

L’equilibrio di bilancio spiega la riduzione del premio di rischio degli interessi e anche la stabilizzazione del valore del peso, cioè il forte calo dell’inflazione. E nella misura in cui il peso ha recuperato credibilità e domanda, i controlli cambiari, il Cepo cambiario, sono potuti essere rimossi senza che si producesse una fuga di capitali verso il dollaro che ri-alimentasse il processo inflazionistico, il che, quindi, spiega la scomparsa della breccia cambiaria. E la minore inflazione, questo minore costo del finanziamento e questa maggiore libertà cambiaria hanno permesso di sostenere una crescita economica dell’attività all’interno dell’Argentina, crescita che si è anche trasferita nell’occupazione totale del settore privato e, naturalmente, anche nella riduzione del tasso di povertà, derivata da essa nella stabilizzazione o riduzione della disuguaglianza dei redditi all’interno del paese.

In questi primi due anni, Javier Milei ha fatto molto e molto bene per tirare l’Argentina fuori dal pozzo quasi-iperinflazionistico in cui si trovava. Ma ciò, certo, non è sufficiente perché lo stesso Javier Milei ha posto e va bene che così sia, l’asticella delle aspettative molto in alto. Javier Milei ha promesso di convertire l’Argentina nel paese più libero e più prospero di tutto il mondo. E per conseguirlo, sarà necessario perseverare nella riduzione della dimensione dello Stato e anche nella deregolamentazione di tutta la sua iper-legislazione. Minore spesa pubblica, minori imposte, più privatizzazioni e moltissime più liberalizzazioni.

Spero che i prossimi due anni di presidenza di Javier Milei ci portino molto di più di tutto ciò e, quindi, tra due anni possiamo dire che l’Argentina sì sta dando passi giganti per diventare il paese più libero e più prospero del mondo, valga la ridondanza.

*Traduzione di un intervento, sul suo canale Youtube, del professor Rallo

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