di ARTURO DOILO
Nel suo volume del 1991 (L’Eskimo in redazione – Quando le Brigate Rosse erano “sedicenti”), Michele Brambilla racconta con taglio giornalistico e saggistico l’epoca buia delle redazioni italiane tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Ottanta, attraversando il sanguinario decennio dei Settanta. Il titolo illustra bene il concetto centrale e l'eskimo è la metafora del giornalista che, per conformismo, si copre d’ideologia (l'eskimo era il capo d'abbigliamento di moda tra i sinistri) e rinuncia alla ragione critica e logica per adattarsi alla narrazione dominante del partito comunista.
Chi ha vissuto da "reietto" il quadriennio 2020/2024 avrà notato che nulla è cambiato. La feccia appartenente alla casta della "carta stampata" (ma anche di altri media) ha continuato ad adeguarsi al "conformismo culturale e al mainstream ideologico", esattamente come i loro "progenitori" sessantottini.
Brambilla, nel suo bel libro, ricostruisce un clima n