di LUIGI CORTINOVIS
Riuscire ad inventarsi una "ripresa", aggregando numeri che comprendono sussidiati e, statali e parastatali è una cosa che solo il "post-comunismo renziano" riesce a fare. Perchè chi vive la vita reale, dove l'economia è fatta da chi produce servizi e prodotti veri, è difficile notare il grasso che cola dalla bocca, salvo quello che sta sulle bocche di certi ciarlatani.
Così è che non solo si scopre che il primo semestre del 2015 ha fatto registrare il più alto numero di suicidi dall'inizio della crisi, ma che in Italia continua ad essere altissimo il numero dei fallimenti delle imprese. Scrive l'Agenzia Adnkronos: "Il nostro Paese è infatti uno dei pochi tra quelli monitorati dall'Ocse che continua ad avere un numero di aziende fallite nettamente superiore ai livelli pre-crisi". E la fonte della notizia è quella del solito, controcorrente, Centro studi ImpresaLavoro che, rielaborando dati forniti dall'Ocse evidenzia come rispetto al 2009 i falli