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Oppressi dagli oppressi, schiavi dimenticati e discriminati da 147 anni, i “Freedmen” cercano ora un riscatto davanti al tribunale di Tulsa, nello Stato dell’Oklahoma. I “Freedmen” sono gli schiavi neri della nazione indiana dei Cherokee che nel 1866, dopo la fine della Guerra di Secessione, sottoscrisse un trattato con il governo federale impegnandosi a liberarli. La vicenda dei “Black Indians” risale alle origini della giovane nazione americana, quando i trafficanti di schiavi dall’Africa Occidentale portavano barche piene di uomini e donna da vendere nei mercati di uomini. Anche gli indiani Cherokee ne acquistarono, considerandoli assai utili alla gestione dei loro accampamenti, arrivando a considerarli a tal punto importanti da schierarsi con la Confederazione durante la Guerra di Secessione. Pellerossa e confederati erano accomunati dalla difesa degli schiavi anche se i bianchi consideravano i Cherokee alla stregua di una razza minore. Più volte
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