di PAOLO L. BERNARDINI
Pareva il Novecento il secolo delle fughe, alla Roth, “senza fine”. Prede indifese della rapacità e della follia degli Stati, milioni, centinaia di milioni di esseri umani deportati, trasportati al fronte, costretti all’emigrazione, forzati all’esilio, finalmente consegnati inerti nelle braccia del boia, o del nulla. Gli etnocidi e genocidi iniziati nel tardo Settecento in Vandea, e poi estesi nel corso dell’Ottocento dai giacobini novelli all’Africa e all’Asia, parevano suggellati e sigillati, per dir così, nel Novecento di due guerre mondiali e infinite altre, calde o fredde, o tiepide, note o ignote.
Il terzo millennio tuttavia sembra proseguire, in modo forse maggiormente discreto, la nefasta tradizione. Nell’Africa sahariana e subsahariana si consumano le ultime (forse) tragedie dei popoli senza stato, e nel Medio Oriente si celebra la tragedia elis