di PIETRO DI MUCCIO DE QUATTRO
I postcomunisti, senza mai confessare il peccato di gioventù, per dire, hanno cercato di correggere il loro passato. Con ridicola disinvoltura la classe dirigente del Pci si è rifatta la verginità senza troppi riguardi per la decenza morale e politica.
Più trasformisti di Fregoli, sostituendo senza pudore i ritratti di famiglia e gli ascendenti ideologici, si sono spogliati del vecchio nome e travestiti da pidiessini, diessini, democratici. Cambiare idea è un diritto-dovere. Ma il cambiamento implica serietà e verità. Deve essere dettato da buona fede e accompagnato da contrizione. Diversamente ha scarso valore e, all’atto pratico, è come se non ci fosse stato.
Questi postcomunisti, proprio perché non hanno mai accettato, né in verità capito, che la libertà è un principio supremo che non può essere piegato all’opportunità dell’azione collettiva, ripudiano senza ritegno i precedenti padri spirituali e credono di poter dismette