di ALTRE FONTI
Questo editoriale appare oggi su La Stampa a firma di Michele Brambilla.
Nessuno parla più della Lega. Quando si fanno ipotesi su come andrebbe a finire in caso di elezioni in primavera, tutti si chiedono se un Pd di Renzi potrebbe vincere da solo, se Grillo farà il bis, se Berlusconi compirà l’ennesimo miracolo, se il Nuovo Centrodestra morirà in culla o risulterà determinante. Ma nessuno, appunto, parla della Lega.
Quando se ne parla, se ne parla come di roba da Storia illustrata. Infatti nei giorni scorsi sulle prime pagine dei giornali la Lega è sì tornata, ma c’è tornata appunto per vicende passate: il processo contro il cerchio magico, il tesoriere infedele, la laurea finta del Trota. Fatterelli, o misfatterelli, un po’ provinciali, in fondo la prova del mesto tramonto di un’epopea durata anche troppo. Soprattutto la scomparsa dalla scena politica di Umberto Bossi - che della Lega era non solo il fondatore, ma anche l’unico vero leader -
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