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L’America cristiana che l’Europa non sa più comprendere

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di MARCO BASSANI

I giornalisti italiani, che si trovino sul posto o a migliaia di chilometri di distanza, sembrano incapaci di raccontare la società americana. Si tratta di un mondo per loro impenetrabile, salvo rare eccezioni. Lo si è visto chiaramente quando fiumi di inchiostro sono stati spesi per raccontare la cerimonia di Glendale, in Arizona, per commemorare la morte di Charlie Kirk: un evento che non è stato solo politico, ma anche e soprattutto una celebrazione religiosa. E che è stato raccontato su Repubblica e Corriere con una serie di cliché imbarazzantemente logori.

La folla riunita – con tutto lo stato maggiore Repubblicano – ha ricordato uno dei leader più significativi della recente storia americana. Per molti, un martire della libertà. Un uomo capace di provocare un risveglio cristiano che sta attraversando in questi giorni il Paese intero. Non a caso, il cardinale Timothy Dolan lo ha paragonato a San Paolo: un gesto sorprendente, se si pensa che si tratta di un leader protestante riconosciuto e onorato pubblicamente da un cardinale cattolico.

Charlie, del resto, aveva sempre detto di voler essere ricordato innanzitutto come cristiano. Le sue riflessioni teologiche, considerate profonde da diversi esperti, e il suo impegno politico sono la testimonianza coerente di una fede vissuta fino in fondo.
Eppure, davanti a tutto questo, la stampa italiana ha reagito secondo i soliti schemi. ‘Dio, Patria, Famiglia’ è la lente fascista attraverso la quale deformare gli eventi, senza il minimo sforzo di comprendere il contesto americano. È un riflesso condizionato, un atto d’accusa costante nei confronti dell’America cristiana e bianca.

A volte, leggendo il livore che hanno nei confronti della popolazione bianca d’America, viene da pensare che i giornalisti italiani siano attardati seguaci di Malcolm X.
Ma la cosa è più profonda: in Italia la religione può essere tollerata come fatto privato e nascosto e quindi i giornalisti sono incapaci di comprendere la forza del cristianesimo nella società e nella politica americana. La verità è che la società europea — e quella italiana in particolare — ha spinto la secolarizzazione al punto da diventare non solo post-cristiana, ma decristianizzata.

È questo punto che occorrerebbe comprendere: il Paese più moderno e tecnologico del mondo, gli Stati Uniti, è anche il Paese più profondamente cristiano del mondo. Le percentuali di partecipazione alle funzioni religiose sono incomparabilmente più alte rispetto a quelle europee. Ma non è solo un dato numerico: nel dibattito pubblico la parola di Cristo gode di una cittadinanza piena e irrevocabile. Gran parte dell’Occidente periferico (quello europeo) è totalmente incapace di capire che in America i cristiani attivi, militanti, culturalmente radicati e conservatori non sono poveri relitti di un passato destinato a dissolversi.

La distanza è emersa con chiarezza anche sul piano politico. Le élite europee hanno scommesso tutto prima su Joe Biden e poi su Kamala Harris, in un ‘all in’ totale, senza alternative. L’unità che un tempo era garantita dall’esistenza di un nemico comune è svanita. Per decenni gli Stati Uniti tenevano insieme l’Occidente, oggi quell’asse non regge più.

Sul piano storico profondo, la differenza riguarda il modo in cui è stata vissuta la modernità. In Europa, dal Rinascimento all’Illuminismo, dalla Rivoluzione francese, ai processi di unificazione italiani e tedeschi, il processo politico ha assunto una dimensione anticristiana, l’obiettivo di limitare il ruolo della Chiesa e da ultimo distruggere la religione è condiviso dalle élite europee da almeno cinque secoli. In America, invece, pur con le inevitabili contraddizioni (la presenza di massoni tra i Padri fondatori, le ambiguità dell’Ottocento), la visione cristiana ha sempre avuto pieno diritto di cittadinanza. Una visione non teocratica, ovviamente, ma civile e culturale. Oggi, in Europa, pregare in silenzio davanti a una clinica abortiva può valere un’accusa di carattere penale.

C’è infine la questione della leadership. L’Europa sembra incapace di produrre leader carismatici, in grado di mobilitare i giovani. Al contrario, l’America, essendo una società assai meno in declino, continua a generarne.

Non è un caso, allora, che la memoria di Charlie sia venerata soprattutto nell’Europa orientale, dove, nonostante quattro decenni di comunismo, il legame con la religione non si è del tutto spezzato.

(Fonte)

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1 COMMENT

  1. Diciamo pure che fare il cristiano protestante è molto facile, poco impegnativo e facilmente adattabile al singolo, specie in America. Anche John Wayne in Red River era cristiano, ammazzava chi gli era di intralcio e poi gli leggeva la preghiera bibbia alla mano. Chapeau.

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