di FRANCO MARCOLIN
Il referendum per l’indipendenza del Veneto è un solo colpo in canna. Lo sanno tutti, dai “venetisti” ai leader dei vari movimenti, ai politici: quelli che oggi occupano la sede consiliare di palazzo Ferro Fini, e quelli che si apprestano a concorrere per i prossimi appuntamenti elettorali. Il momento non poteva essere più congeniale, per la causa: a maggio si apriranno le urne per nominare i nuovi rappresentanti europei e contestualmente, in molti comuni del Veneto, i cittadini saranno a chiamati a decidere per il rinnovo delle amministrazioni comunali. E il prossimo anno ci saranno le elezioni regionali. Un momento congeniale, ma difficile: da una parte c’è l’avanzata leghista sul percorso indipendentista, che per Matteo Salvini rappresenta il tappo per il colabrodo padano in Veneto e per gli indipendentisti, invece, una spina nel fianco. Dall’altra ci sono i partiti indipendentisti: un’armata senza arte né parte, più capaci loro dei nazional
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