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Previdenza e assistenza: ecco chi paga il conto

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di MATTEO CORSINI Come è noto, la legislazione in materia previdenziale cambia sostanzialmente ogni anno. L'unica costante è rappresentata dal fatto che il sistema a ripartizione (schema Ponzi) italiano rimane tendenzialmente insolvente, con prospettive miserrime per i futuri pensionati. Tuttavia ciò che non ha un impatto immediato non è considerato un problema, mentre i voti si prendono favorendo gli attuali pensionandi. Un sistema a ripartizione, a prescindere da qualsivoglia considerazione sulla sua legittimità, funziona se il Paese cresce economicamente e demograficamente. In caso contrario devono aumentare i contributi a carico di chi lavora e della fiscalità generale, a parità di benefici per i pensionati. Ma quanto peggiori sono le dinamiche economiche e demografiche, tanto più insostenibili diventano gli oneri a carico di chi paga contributi e tasse. Adesso pare che il nuovo governo voglia consentire il pensionamento con 41 anni di contributi versati e 62 di et
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1 COMMENT

  1. In realtà separare assistenza e previdenza più che un effetto ottico, sarebbe un effetto di corretta rappresentazione contabile. All’estero vedono che la spesa pensionistica italiana è troppo alta, quando arriva il solito non eletto e non votato gradito alla Ue, per prima cosa gli impongono di tagliare la spesa pensionistica (vedi Fornero) con il risultato che l’assistenza non viene tagliata, le pensioni “regalate” (oro, baby, sociali, ecc.) non vengono toccate (i diritti acquisiti) e chi se lo prende in saccoccia sono gli unici che non dovrebbero essere penalizzati, ovvero i lavoratori che hanno sempre versato i contributi ed avrebbero (loro si) tutto il diritto di andare in pensione dopo 40 anni di contributi. Quindi che si separi l’assistenza dalla previdenza, così che oltr’alpe sia chiaro che la nostra spesa pensionistica è in linea con quella di altri paesi. Poi sarebbe auspicabile separare la gestioni pensionistiche in pareggio o attive (commercianti/artigiani, speciale) da quelle “generose” o in passivo. Così che sia chiaro che se ci sono tagli da fare le uniche da non toccare e penalizzare sono le gestioni in pareggio.

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