di GIOVANNI BIRINDELLI
Il viceministro dell'Economia, Enrico Morando, ha recentemente affermato che «“si potrebbe fare finalmente una legge sul salario minimo”, che preveda per i datori di lavoro il carcere “per chi non la rispetta"». Una “legge” fiat sul “salario minimo”, con tanto di sanzione penale per i trasgressori, sarebbe un obbrobrio giuridico ed economico, almeno quanto lo sono l’articolo 18 e tutta quella serie di privilegi che rendono il cosiddetto “mercato del lavoro” (per non parlare di quello della moneta e del credito) semplicemente un non-mercato.
Sul piano giuridico, questa “legge” sanzionerebbe coloro che non hanno fatto altro che concludere uno scambio volontario senza violare alcuna Legge, cioè alcuna regola generale e negativa di comportamento individuale valida per tutti allo stesso modo. L’obbrobrio giuridico è sempre lo stesso: quello della legalità che, grazie al positivismo giuridico, umilia la legittimità.
Su un piano
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