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Basta partiti indipendentisti, organizziamo i “comuni indipendenti”

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di ENZO TRENTIN «Dopo La calata dei Goti, dei Visigoti, dei Vandali, degli Unni e dei Cimbri, la più rovinosa per l'Italia fu la calata dei Timbri,» scrisse Ennio Flaiano. E spiegò che «erano costoro barbari di ceppo incerto, alcuni dicono autoctoni, dall'aspetto dimesso e famelico, che ispiravano più pietà che terrore.» Usciva pazzo, a parlare dei burocrati. Aveva commesso l'errore, racconta Diego De Carolis in “Flaiano e la pubblica amministrazione”, di chiedere all'ufficio preposto (c'è sempre un "ufficio preposto") se all'anagrafe si chiamasse "Ennio" o "Enio” con una sola "n". Non l'avesse mai fatto! Uscito stremato dal conflitto coi travet, si vendicò con la penna. C'è chi s'illude di partecipare alle elezioni regionali del 2015, e di entrare nelle istituzioni italiane per cambiarle, o (cosa discutibile) per dichiarare l'indipendenza. Il referendum, ancorché consultivo scordiamocelo. Costoro dimenticano o ignorano che la prima Liga Veneta non ottenne alcun
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2 COMMENTS

  1. e come si va a dichiarare un “libero comune” al di fuori del comune istituzione delo stato italiano? come fai a dimostrare di avere l’appoggio della popolazione senza una votazione referendum nelle uniche istituzioni (purtroppo) presenti?

    mi sembra un articolo un po’ contraddittorio…non capisco se il probelam sia reale o se vi stia antipatica Indipendenza Veneta…

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