di GERARDO COCO
Innanzi tutto poniamoci la domanda: perché oggi c’è una fuga di profughi verso l’Europa? Risposta: perché è l’inevitabile, prevedibile e catastrofica conseguenza della politica estera degli Stati Uniti e dell’Europa nel Medio Oriente e Nord d’Africa degli ultimi decenni. E’ la conseguenza della loro continua intrusione in queste aree nel tentativo di esportare le loro “democrazie” col risultato di distruggere economicamente i paesi che la rifiutavano. L’ISIS, non è un asteroide arrivato dallo spazio, è il danno collaterale di queste politiche. L’ISIS“ (Islamic State of Iraq and Syria, un rebranding di Al Qaeda in Iraq) è diventata la più grande, più pericolosa organizzazione terroristica globale dei tempi moderni che ha creato il caos non solo in Iraq e Siria ma anche in Libia e Nigeria, non solo in Medio Oriente e Africa ma anche nell’Asia centrale e ora potrebbe essere il momento dell’Europa. Perché bisogna aver paura dell’ISIS
Ci sono due verità che nessuno vuole vedere:
(1) questi “profughi” (soprattutto quelli africani) non sono culturalmente integrabili. Hanno un quoziente intellettivo medio di poco superiore al cretinismo psichiatrico e quindi resteranno (a differenza di russi, rumeni, ucrainic etc.) un problema a tempo indeterminato (basti vedere l’America, dove i negri continuano ad essere non-integrabili a distanza di 200 anni dalla loro “importazione”. E hanno un “tasso di riproduzione” piú vicino a quello dei conigli che a quello di esseri umani “normali” – con tutte le conseguenze del caso.
(2) Riguardando – come consiglierei vivamente a tutti – “Africa addio” ci si rende conto di come tutto ciò fosse già scritto (con il mix di incapacità esistenziale-culturale delle popolazioni che avevano preteso e ottenuto un’indipendenza che non erano – antropologicamente – in grado di gestire e di interventi assistenziali a pioggia e ha prodotto e continua a produrre l’esplosione demografica del continentze). E si comprende come questi “profughi” siano solo e semplicemente invasori disperati, fermabili solo con i metodi “tradizionali”, cioè con la difesa armata dei confini. Senza se e senza ma, con tutte le conseguenze del caso.
In alternativa dobbiamo rassegnarci ad un suicidio genetico-culturale imposto da un “élite” allattata dall’utopia sessantottina del buonismo cristiano. Come si diceva una volta: tertium non datur.
Non è libertario, ma io ritengo che oltre a chiudere le frontiere strettamente , esista un’alternativa.
Un neocolonialismo esteso a quei paesi che , ricchi di materie prime, si siano dimostrati incapaci di autogoverno.
Non è l’idea di Obama , ovviamente.
Non è l’idea ipocrita che nasconde scopi innominabili dell’occidente attuale , Nato compresa.
Non è l’interesse americano verniciato di buone intenzioni ma sostanziato da atti incoerenti e autolesionisti, oltre che dannosi specie per gli “alleati”.
No, si tratta di una forma di adozione contrattuale colonialista in cui un paese occidentale sviluppato , sotto controllo di organismi più seri di quel cesso che è ora l’Onu, prende in carico un paese dimenticato da dio e rovinato dalla politica locale e internazionale.
Una vera e propria azione colonialista ed imperialista , costosa, impegnativa, con investimenti enormi, con perdita della sovranità locale per 50 o 60 anni da riacquisirsi in seguito gradatamente e a fronte di risultati chiari e vantaggiosi.
In sostanza, visto che l’africa è un vero e proprio verminaio di miseria , malattie, violenza , per quanto ricco di materie prime, e vista l’incapacità di renderlo un posto vivibile e sicuro da parte dei locali politici e poteri, ci pensa qualcun altro investendo miliardi e sfruttando il suo investimento che consiste anche nel creare le condizioni per una vita decente , rispettando il più possibile tradizioni , religioni, usi locali.
La francia si prende in carico un paese francofono dell’africa nera, ad esempio il Camerun prova a renderlo più civile, sicuro e ricco.
Inghilterra, idem.
Germania, che ora fa il fenomeno, investe 600 miliardi in una ex colonia .
Ci si prova.
All’italia , però, occorre impedire un’avventura del genere.
C’è il pericolo che venga creata una colonia in perfetto stile mafioso.