di MATTEO CORSINI
“Non saranno dei vincoli europei a mandare l'Italia per la terza volta in recessione”. Durante il suo tour per le feste dell’Unità, Matteo Renzi, alla disperata ricerca di consenso per il referendum costituzionale di novembre, deve fare i conti con un quadro di finanza pubblica compromesso da un’economia che ristagna.
Non che la cosa fosse imprevedibile: come spesso accade, il Documento di Economia e Finanza redatto pochi mesi fa contiene previsioni governative decisamente ottimistiche sull’andamento delle variabili economiche, il modo tale da abbassare, in prospettiva, i rapporti deficit/Pil e debito/Pil. Dopodiché il copione prevede che, quando i dati reali risultano parecchio peggiori di quelli previsti dal governo e i conti non tornano, si inizi a chiedere “flessibilità” alla Commissione europea, ossia l’autorizzazione a fare maggior deficit.
E così, per il 2017 il governo si era inizialmente impegnato a portare il deficit all’1.1%