di MATTEO CORSINI
Spesso mi capita di leggere o sentire affermazioni che non condivido. Il fatto che scriva più o meno tutti i giorni commentando tali affermazioni ne è la prova. Ci sono però dei casi nei quali si va oltre la semplice dichiarazione; articoli dei quali non riesco a salvare neanche una parola. Per esempio un pezzo di Innocenzo Cipolletta sul Sole 24 Ore dal titolo “Civiltà e qualità dei servizi”. Cipolletta inizia così:
“In che paese ci piacerebbe vivere: dove si pagano poche tasse o dove ci sono buoni servizi di base? La risposta “alla Catalano” sarebbe semplice: in un paese con poche tasse e buoni servizi. Ma questo non è dato, se non in pochi piccoli paesi che spesso sono una sorta di paradiso fiscale e traggono risorse da altre fonti. Comunque, in questi paesi, in generale, i servizi di base non sono gratis, ma costano ai cittadini in modo significativo”.
E’ evidente che Cipolletta dia per scontato che tali “servizi di base” debban
Supponiamo che chi campa facendo il “mestiere della solidarietà” si convinca a non fare più il suo “mestiere”. Ma la burocrazia “produttrice di tasse” ha creato una rete così diffusa di connivenze e di microinteressi corporativi che una drastica riduzione del perimetro dello Stato provocherebbe la rivolta della maggioranza dei “microassistiti”. E la parola d’ordine è “après moi le dèluge”: i grandi “produttori di tasse” arraffano quel che possono.