di MATTEO CORSINI
Apprendo dall’ANSA che nella bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) c’è uno stanziamento di 100 milioni per l’istituzione di un “Sistema nazionale di certificazione della parità di genere”, il cui obiettivo è definire un meccanismo che “accompagni e incentivi le imprese ad adottare policy adeguate a ridurre il gap di genere in tutte le aree maggiormente "critiche" (opportunità di crescita in azienda, parità salariale, gestione delle differenze di genere, tutela della maternità).”
Viene precisato che si tratta di un sistema sperimentale, fino al 2026. Come tutto ciò che è introdotto in via temporanea e che richiede spesa pubblica, suppongo che ci sarà una forte pressione per perpetuare il provvedimento.
In sostanza, pare che il governo abbia ritenuto di dover istituire questa “certificazione” affinché le imprese siano incentivate a promuovere la parità di genere.
Non so quanto tutto questo sia distante dal
Se uomo e donna sono gli estremi di una indefinita quantità di generi, quali sono i generi che devono pareggiare tra di loro? Chi assume una lesbica deve pareggiare il conto assumendo un gay? Il “congiunto” che uccide Luxuria commette femminicidio? A Zingaretti l’ardua sentenza.