di PAOLO L. BERNARDINI
Con uno dei maggiori studiosi di storia del diritto italiano, anch’egli ligure come me, Mario Ascheri, ebbi modo in passato di polemizzare, amabilmente s’intende, sull’idea di secessione e di autogoverno locale. Mentre io sostenevo, e tuttora sostengo, la vitale necessità di secessione di Veneto, Lombardia, Sicilia, Sardegna (almeno), perché qualche barlume di rinascita si possa avere in “Italia”, Ascheri diceva, a ragione, che anche le regioni soffrono della stessa artificialità dello stato nazionale, da cui nella loro sistemazione attuale sono il prodotto, e sosteneva che il libero comune è alla vera base della grandezza italiana, nei beati tempi in cui uno stato centralistico retto da governi progressivamente sempre più beceri e incapaci (con episodiche eccezioni), ancora non esisteva. L’Italia dei Comuni, l’Italia più grande. Da storico, sono ovviamente d’accordo. Da “politico” (o meglio, sognatore), penso che una secessione di Ve