di MARCO PAROTTI
Sono cellulari, frullatori, rasoi, telecomandi e anche giochi elettronici; piccoli oggetti di uso quotidiano che, non più funzionanti, rischiano di finire nel sacco nero della spazzatura. Tecnicamente sono RAEE (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), identificati con la sigla R4. La loro produzione è in costante crescita ma è difficile intercettarli. Secondo i dati del Centro di Coordinamento RAEE, ente che gestisce l'opera dei consorzi impegnati nella raccolta dei rifiuti elettronici, attraverso le stazioni ecologiche comunali lo scorso anno ne sono state raccolte e avviate a corretto recupero oltre 40mila tonnellate. Questo ha permesso di risparmiare circa 60mila tonnellate di anidride carbonica e 25.200 tep (tonnellate equivalenti di petrolio) per la produzione di nuove materie prime. Un dato ancora troppo basso, se si pensa che la produzione annua di R4 è stimata nell'ordine delle 200mila tonnellate. Come fare? Occorrerebbe posizionare conte