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L’Intelligenza Artificiale ha innescato guerre commerciali e interessi geopolitici tra Usa e Cina

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di SANTIAGO CALVO LÓPEZ Qualche settimana fa ho scritto il primo articolo introduttivo (vedi qui) di quella che spero sarà una lunga serie di pezzi in cui commenterò gli effetti socioeconomici dell'Intelligenza Artificiale e delle nuove tecnologie, alcune incipienti, altre più sviluppate, che, sicuramente, trasformerà le relazioni sociali e le forme di produzione. In questa rubrica mi occuperò di un tema non secondario, che ha a che fare con la geopolitica e l'economia internazionale. In un magnifico libro, intitolato Chip War, Chris Miller avverte nell'introduzione che "il destino delle nazioni ha ruotato attorno alla loro capacità di sfruttare la potenza di calcolo", e con l'IA e i suoi derivati, non sarebbe successo lo stesso, anzi. Il punto è che il problema è la disponibilità di capacità di elaborazione. La sua produzione è molto complessa e coinvolge pochissime aziende situate negli Stati Uniti, Taiwan, Corea del Sud, Giappone e Paesi Bassi. Se ci preoccupia
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