di MARINO MARIN
27 anni, padovano. Tommaso, il nome è di fantasia, guadagna 80.000 euro l’anno, più di 6500 al mese. Roba da fare invidia a quasi il 100% dei suoi coetanei. Il suo merito? Essere andato lontano da casa. Tre colloqui via Skype con altrettanti professori americani, un passaporto e via, in volo per Cupertino, ad incontrare chi ha osato fare ciò che in Italia, le intelligenze accademiche e i cretini che le mantengono coi soldi delle tasse universitarie, considerano vergognoso: fondare un’azienda.
“Dobbiamo fare ricerca pura e, soprattutto, libera da interessi di mercato, senza implicazioni col capitale”. Questi erano i consigli che Tommaso, ai tempi del dottorato di ricerca, riceveva dai compagni durante le riunioni del consiglio di facoltà, di cui era membro. “Mi sono laureato nel 2009: 110 e lode in ingegneria dell’automazione. Subito dopo ho chiesto e ottenuto una borsa di studio per il dottorato di ricerca e mi sono trasferito a Genova, all’Istit
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