di GIANLUCA MARCHI
Rosi Mauro è un capro espiatorio di quanto sta avvenendo nella Lega oppure è stata una protagonista della stagione della decadenza, che gli eventi oggi in emersione stanno rappresentando in tutta la sua drammaticità, ma i cui segnali erano già evidenti da molto tempo per gli osservatori un poco attenti della vita del Carroccio? E', in altre parole, solo una vittima o è stata anche carnefice?
Mi pongo queste domande perché da quando è esploso il suo caso, la nostra è passata da gogna alla beatificazione, o quasi. Dall'assemblea delle scope di Bergamo dove la base leghista le ha rivolto gli epiteti più irriguardosi, e nessuno l'ha sostenuta, nemmeno la claque favorevole a Bossi, che pure era presente, si è arrivati alle corpose presenze televisive, con tanto di amazzoni-colleghe politiche pronte a difendere la vicepresidente del Senato dagli squallidi attacchi di quei bru-bru dei leghisti che l'avrebbero messa nel mirino solo perché donna. Insomma, la
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