di LEONARDO FACCO
Sant’Agostino, in un noto passo de “La Cittàdi Dio”, riprendendo un aneddoto contenuto nel De Re Publica di Cicerone, definisce i regni della terra come “magna latrocinia”. Sant’Agostino ricorda l’episodio di un terribile pirata razziatore dei mari che venne catturato e portato al cospetto di Alessandro Magno. Avendogli chiesto perché conducesse una vita così criminale, il pirata rispose all’imperatore: “Faccio esattamente le stesse cose che fai tu. Solo che io possiedo una piccola nave e sono chiamato pirata. Tu possiedi una grande flotta e sei chiamato imperatore”. Per l’autore de “le Confessioni”, non c’è differenza sostanziale tra un delinquente qualsiasi e un capo di governo, per entrambi la razzia dei beni altrui è la costante del loro agire. Sol ché, a differenza di un Monti qualsiasi, il ladro non ha l’ardire di sostenere che ciò che sta facendo è per il “bene del popolo”.
Sono convinto che più di un lettore si
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