di SALVATORE ANTONACI
Tempo addietro - a gennaio di quest'anno - la Tanzania, Stato dell'Africa orientale, conobbe un quarto d'ora di warholiana notorietà in forza del suo indiretto coinvolgimento nelle maldestre operazioni di investimento leghiste legate al tesoretto del finanziamento pubblico acquisito con i "meriti" elettorali del movimento e la compiacenza di una legislazione truffaldina. Non fossero bastati i problemi anche seri che agitano quel paese, mancava anche il link con le vicende semiserie di un gruppo di guitti che avrebbe messo in imbarazzo financo uno di quei satrapi dediti alla spoliazione ed al ladrocinio così diffusi a queste latitudini.
Per passare dalla celia alle cose serie, dirò che, proprio in queste settimane, un nuovo focolaio di tensione si è acceso dalle parti dell'ex-colonia tedesca e poi britannica. Da sempre divisa in due realtà ben distinte ancorché associate, il Tanganika cristiano e l'isola di Zanzibar islamica, la Tanzania deve, infatti