di REDAZIONE
Facile gridare: «Ognuno si porti a casa la sua fetta di debito pubblico. Nel Veneto ci facciamo un mutuo e in trent’anni lo paghiamo. Ma poi fuori dalle balle!». Luca Zaia arringava così i leghisti domenica scorsa a Verona, dialogando da par suo con la piazza: «Ogni volta che trovo il sindaco di Pontida mi dice che rivuole indietro i soldi dei tributi pagati alla Serenissima. Dopo duecento anni c’è ancora qualcuno che rompe le scatole!». E la piazza giù a ridere. Perché non dovrebbero fare altrettanto a Roma leggendo gli appelli del presidente del Veneto a regionalizzare il debito pubblico? Tanto più che Luca Zaia ci aggiunge la sua idea di trattenere in un conto regionale il Tfr e gli assegni familiari, che oggi finiscono nel calderone dell’Inps: due proposte che ha annunciato più volte, senza che ne sia seguita la concretizzazione.
Torniamo all’attacco per farci spiegare dal presidente come si fa a regionalizzare il debito pubblico: dividendo pro
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