di STEFANO MAGNI
Altri due giovani tibetani si sono auto-immolati nella cittadina di Zatoe. Brandivano bandiere tibetane, hanno inneggiato all’indipendenza del Tibet dalla Cina e augurato lunga vita al Dalai Lama prima di darsi fuoco. Uno dei due dissidenti, Tenzin Khedup, un pastore di 24 anni, è morto. Un gruppo di tibetani della zona ha portato il suo cadavere al monastero di Zilkar, per le preghiere di rito e la cerimonia funebre. L’altro giovane, Ngawang Norpel, un carpentiere migrante di 22 anni, è rimasto vivo, anche se gravemente ustionato. Tuttora non si hanno notizia su dove sia stato ricoverato e detenuto in custodia dalla polizia cinese.
Sono ormai 35 i tibetani che hanno scelto questa forma estrema di protesta, solo dall’inizio di quest’anno. Nell’ultimo triennio le auto-immolazioni ammontano a 41. L’atteggiamento dei Dalai Lama è ambivalente. Non predica i suicidi di protesta, ma comunque premia l’audacia di chi sceglie questa forma estrema di disse
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