di ROMANO BRACALINI
In fondo quello che succede alla Regione Lazio, un tempo afflitta dalla malaria e dal malgoverno dei preti, non ci meraviglia troppo, semmai acquista valore di simbolo più vasto essendo la sede di Roma Capitale, che Lutero chiamava senza tanti preamboli la “cloaca massima” e il fascismo “straccione” elevò ad effimera capitale dell’impero di carta. Il tempo, a quanto pare, non l’ha guarita dai caratteri più vistosi del ladrocinio e della corruttela. La presidente Polverini, già militante neofascista, nelle sembianze più comuni di una bidella, fa il tira e molla con le dimissioni che non si decide a dare. E se poi glie le accettano? Lei che va a fare col curriculum che si ritrova? E questo Fiorito, che di gentile ha solo il nome incolpevole, ribattezzato er Batman da chi lo conosce bene, che ha “magnato” e sperperato a spese del partito, il PDL, non è il solo colpevole che emerga da quest’ultima gigantesca palude romana del malaffare. A Roma
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