di MARINO MARIN
Provocazione: la via democratica, il referendum, l’onestà intellettuale, la mia libertà e quella dell’altro, la superiore moralità del lavoratore, della madre di famiglia, del giovane in politica per patriottismo e fedeltà all’ideale… ecco, scusate, ma se questo è il quadro di riferimento, saremo dominati, spremuti, ridicolizzati e, in taluni casi, uccisi nei secoli a venire. Per cortesia, cose serie: nessuna rivoluzione, intesa come evento che sposta il potere da una classe di persone ad un’altra, si risolve docilmente, secondo meccanismi specchiati di tipo democratico ovvero vagamente liberale (Gandhi? Era razzista, bisessuale e figlio di un aristocratico).
Questo giornale si chiama “l’Indipendenza”. Quindi, a parte la Digos e qualche articolista in cerca di storie, la stragrande parte dei suoi lettori si riferisce, chi nei sogni, chi nella realtà, all’Indipendenza. Bene: indipendenza di chi e da cosa? Il menu di esperienze personali, rif
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